Il conflitto
Guerra Israele-Iran, in Italia l’enciclopedia dei grilli parlanti: dimenticato il danno degli Ayatollah al nostro Paese

Da quasi una settimana è in pieno svolgimento la guerra diretta tra Israele ed Iran, che appare in “prima pagina” su quotidiani e telegiornali, sia italiani che internazionali. Ognuno riporta le notizie interpretandole secondo la linea editoriale e secondo le opinioni dei firmatari degli articoli. Per circoscrivere la questione fermiamoci al nostro paese, dove oltre i tg c’è una miriade di talk show (quasi h 24), che hanno un canovaccio comune: un po’ di ospiti, un conduttore, un pubblico ristretto in studio e una platea di telespettatori.
Un argomento che mette d’accordo tutti
L’Italia è un paese con circa sessanta milioni di abitanti, compresi vecchi e bambini, ognuno dei quali si sente autorizzato ed in grado di dare consigli a chicchessìa. Tutti C.T. quando si parla di nazionale di calcio, tutti politici quando si parla di elezioni o di referendum, tutti generali quando si parla di guerra. Ma c’è un argomento che mette d’accordo tutti e che vede la pronuncia di una serie di consigli dati in particolare a Netanyahu: Israele e le sue guerre. Il quadro è complesso e non andrebbe affrontato in questo modo. Vengono alla luce dei comportamenti che non hanno senso, tuttavia dobbiamo assistere a tristi spettacoli. Come quello che hanno organizzato sindacati e la galassia facente capo ai “quattro dell’apocalisse” per oggi, sabato 21 giugno, convocando infatti l’ennesima manifestazione a Roma il cui obiettivo principale è l’aggressione israeliana all’Iran. L’auto legittimazione di questo grande obiettivo risiede nell’ignorare volutamente e completamente le vere ragioni di questa guerra. C’è chi la chiama “preventiva”, chi la classifica come “l’ampliamento del genocidio di Gaza”, chi la individua come “guerra di sopravvivenza” e chi la definisce “guerra colonial-sionista”. Da ognuno ci si aspetterebbe una esaustiva spiegazione della scelta lessicale e, invece, ci troviamo regolarmente ad affrontare (e a subire) critiche, consigli agli attori e ai registi, insomma l’enciclopedia dei “grilli parlanti”.
I talk show, in particolare, sono a volte scioccanti, specialmente quando cercano di risalire all’inizio del problema, individuato dai più negli avvenimenti mondiali del 1947, che hanno visto la nascita dello Stato di Israele da una parte e la “nakbah” dall’altra. Per malafede o ignoranza si dimentica, invece, che questa guerra ha radici lontanissime e solide, che sono state stravolte dal 1979 in poi. I “grilli parlanti” disconoscono i rapporti strettissimi e proficui che ci sono stati tra Ebrei e Persiani dall’editto di Ciro (539 a.C.) in poi, rapporti interrotti nel 1979, quando è nata la Repubblica Islamica dell’Iran. Gli italiani, poi, non conoscono il gravissimo danno economico che gli Ayatollah hanno arrecato al nostro Paese all’atto del loro insediamento.
Il danno arrecato dagli Ayatollah
È opportuno, quindi, un breve flash sull’accaduto, che rende l’idea di quanto la sinistra specialmente parli a vanvera, imponendo uno sciopero che non c’entra niente con quello che sta succedendo. Nel 1975 lo Scià Rheza Palhevi e l’Italia stipularono un megacontratto per la costruzione del nuovo porto di Bandar Abbas, nel Golfo Persico, comprendente anche un quartiere residenziale per maestranze ed operai. L’ammontare dell’appalto era di mille miliardi di lire (salito poi a 1.500) chiavi in mano (come si dice in gergo); all’Italia era stato delegato tutto, dal progetto alla realizzazione. Per eseguire questo progetto l’Italia mise in campo addirittura l’IRI (Istituto Ricostruzione Italiano, società a partecipazione statale, che finanziò e realizzò gran parte delle opere previste dal piano Marshall) con la sua Impresa di progettazioni e costruzioni “Condotte d’Acqua S.p.A.”. Questa Impresa portò sul posto migliaia di dirigenti, quadri ed operai e tutti i macchinari e i mezzi necessari del valore di svariati miliardi.
Quando lo Scià fu deposto, la neonata Repubblica Islamica dimostrò subito con chi si aveva a che fare, annullò infatti il contratto e sequestrò tutto fino all’ultima vite. Ma la cosa più grave fu il sequestro delle persone, che furono detenute per lunghissimo tempo, liberate poi a seguito del pagamento di un costosissimo riscatto, spacciato per mega penale. L’argomento centrale richiederebbe ancora molte pagine, ma è bene limitarsi a questo: chi è contro Israele è a conoscenza di questi fatti…? sa quanto danno ci ha arrecato l’Iran…? ignora che Israele sta combattendo anche per noi, ai quali, tra l’altro fornisce quote del gas che non compriamo più in Russia a seguito della guerra Ucraina…?
La risposta ai “grilli parlanti”.
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