Meno Nato (e Ue), sì a una Difesa indifesa
Stop alle armi, la piazza che piace a Putin: il paradosso di Conte e i due Pd, a Roma la marcia disarmante

La manifestazione delle “440 sigle” che sfileranno oggi a Roma fa già parlare. Più che di disarmo, di quanto è disarmante chi pretende la resa delle armi in un momento tanto cruciale della storia. La marcia di oggi rientra nella settimana europea di mobilitazione in concomitanza con il vertice Nato all’Aja. Giuseppe Conte, il premier che ha aumentato più di tutti, nella storia, le spese militari, la guida a testa alta. Intorno a lui una nutrita delegazione del Movimento Cinque Stelle, che prova a egemonizzare quella piazza. AVS con Angelo Bonelli e Fratoianni. E alla chetichella, il Pd. Che ufficialmente ha detto di non aderire, salvo poi enumerare uno a uno le tante eccezioni che fanno oggettivamente della presenza democratica in quella piazza un elemento non trascurabile.
Tra chi chiede l’aumento responsabile degli stanziamenti per la difesa – tra cui l’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Lia Quartapelle, Pina Picierno, Filippo Sensi – e chi tira il freno a mano, la segreteria Schlein propende per i secondi. Però non può prendere apertamente posizione, correndo il rischio di alimentare il malcontento dei riformisti. E però escono allo scoperto i “disarmanti” dem: l’obiettivo del 5 per cento del pil per spese militari è «irragionevole e controproducente», scrive sui social il deputato del Pd, Roberto Speranza.
«Le priorità – continua Speranza – sono altre a partire dalla spesa sociale: sanita e scuola prima di tutto. La corsa al riarmo non ci renderà più sicuri. In questo mondo instabile serve più politica e più diplomazia, non più armi. E l’Europa si illude se pensa di coprire la sua inconsistenza politica semplicemente comprando più armi». Anche dalle parti del Pd romano tanto vicino ai maggiorenti Marta Bonafoni e Enzo Foschi ci si segnala per la presenza tra i manifestanti: «Sabato 21 giugno parteciperò alla manifestazione nazionale promossa dalle campagne Ferma il Riarmo e Stop Rearm Eu. Una mobilitazione che raccoglie l’appello di tante realtà sociali, sindacali e civiche per chiedere con forza che l’Europa e l’Italia imbocchino con decisione la via della pace», dichiara Mario Ciarla, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Lazio, annunciando la sua adesione.
Il Nazareno però balla sui carboni ardenti. Schlein si tiene quanto possibile fuori dalla diatriba. Come spesso fa, per non sbagliare. E cogliendo l’imbarazzo di quel silenzio si rafforza la posizione dei riformisti Dem. «Bene che il Pd non abbia aderito alla manifestazione contro il riarmo», dice per esempio la deputata dem Lia Quartapelle, interpellata dall’Adnkronos. «Il Pd non aderisce alla manifestazione, e fa bene, perché dobbiamo essere coerenti con il nostro impegno a partecipare alla definizione di una difesa europea. Chi ci va, lo fa a titolo personale». La politica estera è forse il fronte su cui sono più ampie le distanze tra le opposizioni.
Un ostacolo per la coalizione a cui Elly Schlein lavora per le prossime politiche? «L’anima del PD è europeista. Partirei da questo, dai tanti passi avanti che l’Europa ha fatto insieme in questi anni, e da quelli che mancano, per darci un obiettivo come coalizione. Senza dimenticare che quando, nel 2019, abbiamo fatto un governo con il M5S, è accaduto perché loro, da posizioni euro-ostili e sfasciste, hanno cambiato idea, votando la presidenza di Ursula Von der Leyen e diventando europeisti». Due Pd, uno decisamente a favore dell’aumento delle spese per la difesa e uno ostinatamente contrario, rappresentano meglio di ogni altra considerazione l’insanabile spaccatura che riguarda, nel centrosinistra, le scelte strategiche fondamentali per governare.
E se Magistratura Democratica aderisce, insieme alla Cgil, all’Anpi e al M5S alla manifestazione, il centrodestra ha buon gioco nel sollevare il caso: «MD ha dichiarato che sarà alla manifestazione contro il riarmo. Ora, anche la magistratura è fatta di uomini che hanno legittime opinioni e che liberamente possono esprimere. Ma partecipare come “corrente organizzata della Magistratura” conferma la politicizzazione di una parte della Magistratura che contraddice i principi di indipendenza e terzietà del potere giudiziario», fa notare Manuela Repetti di Fratelli d’Italia. E anche la Lega prende posizione, con le parole del vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio: «La Lega ha votato contro il Piano europeo di riarmo, ma sa bene che Israele è sinonimo di democrazia, la Nato di libertà, Hamas di terrorismo e il regime iraniano di fondamentalismo. Questa è la differenza tra noi e chi scenderà in piazza domani».
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