La senatrice Liliana Segre ospite di L’aria che Tira in onda su La7 parla chiaro in merito al conflitto Russia-Ucraina ancora in corso : “Io mi batto sempre contro l’odio che è alla base delle guerre. E, a proposito di Ucraina, mi ricordo il discorso di quando l’invasore è chiamato invasore, non è chiamato altro con cui trattare.” Se uno entra nella tua terra uccide, bombarda e dietro ci sono storie vecchie di politica “sarei falsa se dovessi dire che non sto con l’Ucraina, pur avendo amore per la musica, la letteratura e la storia russa. Se i russi sono invasori, vanno rimandati indietro”.

La Segre prosegue poi parlando della commemorazione al cimitero di Lodi per la scomparsa di Sergio Ramelli, il giovane 19enne del Fronte della Gioventù, massacrato selvaggiamente a colpi di chiave inglese nel 1975, in via Paladini a Milano (in zona Città Studi), da un gruppo vicino ad Avanguardia Operaia e morto dopo un mese e mezzo di agonia. “Sono andata al funerale perché non potevo sopportare una tragedia e una violenza di quel tipo” – ha dichiarato la senatrice – “Ho sempre scelto di partecipare umanamente e mai ideologicamente”.

Rispondendo poi alle domande della conduttrice Myrta Merlino, la senatrice Segre riflette sull’indifferenza che regna anche adesso e addirittura che piace più di prima. “Ci sono famiglie che non vogliono vedere il bullismo nei loro figli, ci sono uomini violenti che si fanno belli della loro forza bruta, ci sono donne che tentano sempre di trovare il loro ruolo e qualche volta non lo trovano e nascono meno bambini”.

Ed è proprio la parola indifferenza a svettare “sul grande muro del Memoriale della Shoah di Milano, di fronte al quale i ragazzini delle scuole che poco sanno e sempre meno sapranno,  chiedono perché indifferenza. Quella parola per me è importante in tutta la mia vita perché c’è indifferenza anche per la guerra in Ucraina, per quella signora uccisa da un suo paziente. Tutto quello che ci succede è talmente enorme che si cade di nuovo in quella indifferenza che è la base di tutto, voltare la faccia dall’altra parte dicendo non riguarda me.

“L’importante è che siano i giovani a sentire il paese che vogliono, ho molta fiducia nei giovani, sento tutti questi ragazzi come miei nipoti” – conclude la senatrice – “Il paese è dentro di noi, siamo nati e cresciuti in un’Italia che solo i giovani possono migliorare”.

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