Le operazioni delle forze armate israeliane sono riprese su tutti i fronti. Nella Striscia di Gaza – dove le Israel defense forces hanno detto che sono in corso “feroci battaglie” – le truppe continuano a operare a nord e all’interno di Gaza e hanno ricevuto l’ordine di spostarsi a sud: un’area ancora estranea all’avanzata via terra. Ieri, l’ufficialità dello spostamento della fanteria in quella zona della Striscia è stata data dallo stesso ministro della Difesa, Yoav Gallant, che ha detto senza mezzi termini che “le sorti dei terroristi nei battaglioni di Hamas che si trovano qui saranno le stesse, e anche peggiori, di quelle di quelli del nord”. Ma già prima dell’annuncio del capo della Difesa, diversi indizi facevano intendere che il focus del conflitto si stesse spostando sempre più verso la parte meridionale dell’exclave palestinese.

Lì dove la diplomazia di Washington ha più volte chiesto allo Stato ebraico di prestare particolare attenzione data anche la presenza di milioni di sfollati provenienti dalla città di Gaza e dal nord della Striscia. E motivo per cui è iniziata a circolare la notizia di un possibile aumento di aiuti umanitari autorizzato dallo stesso gabinetto di guerra israeliano. Mentre sono ripresi in modo massiccio i bombardamenti aerei, alcuni testimoni hanno riferito dell’avvicinamento dei carri armati alla periferia di Khan Younis, centro nevralgico di quel settore della Striscia. Inoltre, le Idf hanno identificato anche la principale strada che unisce le due parti dell’exclave come area pericolosa e soggetta ad attacchi: segno che a questo punto non c’è più una netta distinzione tra le due parti della regione. I militari israeliani hanno fatto arrivare al fronte anche la Brigata “Kfir”, gruppo specializzato nell’antiterrorismo e nella guerra in aree urbane. Le forze armate dello Stato ebraico hanno comunicato che in questa fase gli uomini della Kfir sono impiegati principalmente nella parte settentrionale della Striscia, dove avrebbero già individuato più di 30 tunnel della rete sotterranea di Hamas e diretto decine di raid contro l’organizzazione.

Ai soldati israeliani mazzi di carte con i leader di Hamas

La scelta di mostrare pubblicamente il dispiegamento di questa brigata rientra anche nella strategia psicologica delle Idf di non tralasciare il fronte della città di Gaza e della parte settentrionale della regione, dal momento che l’obiettivo del conflitto resta, ancora adesso, l’eliminazione definitiva di Hamas. Un obiettivo che riguarda non soltanto l’esercito di miliziani, ma anche i suoi vertici, compresi quelli che vivono in altri Paesi. A questo proposito, va segnalata la notizia riferita in questi giorni da Ynet sui mazzi di carte dati ai militari israeliani e in cui sono raffigurati i vertici dell’organizzazione che controlla Gaza. Si tratta di migliaia di mazzi contenti 52 carte da gioco ciascuno e di cui nessuno conosce ancora esattamente quale sia la mente.
La mossa ricorda molto da vicino quanto accaduto in Iraq nel 2003, quando alle forze armate Usa venne data una dotazione simile ma con gli esponenti del regime di Saddam Hussein. Tra Yahya Sinwar regina di cuori, l’asso Ismail Haniyeh e il jolly Mohammed Deif, figurano anche uomini già assassinati durante i combattimenti o in altre circostanze e si conferma l’interesse dello Stato ebraico e puntare anche alla leadership di Hamas, senza fare distinguo tra le forze che combattono all’interno della Striscia di Gaza e i suoi maggiori comandanti e leader politici.

Mossad in Turchia a caccia dei leader di Hamas: tensioni

Il tema della decapitazione di Hamas è del resto stato più volte al centro dei piani, pubblici e no, del Mossad e dei vari apparati di sicurezza dell’intelligence israeliana. Lo ha spiegato anche Ronen Bar, il capo del servizio di sicurezza interno Shin Beth, di cui i media hanno riportato dichiarazioni riguardo la possibilità di eliminare tutta la leadership di Hamas ovunque essa si trovi, anche in altri Stati, e anche se questo richiederà anni. Tra gli Stati interessati da questa possibile operazione dei servizi israeliani contro l’organizzazione palestinese figurerebbe anche la Turchia, che non ha affatto apprezzato le parole di Bar. Ieri, i media turchi hanno riportato l’anonimo avvertimento degli 007 di Ankara, cioè del Mit, sul fatto che ci saranno “gravi conseguenze” in caso di operazioni dell’intelligence di Israele nel Paese. Nel frattempo, non si ferma anche la guerra meno visibile, ma non meno complessa, sugli altri fronti del conflitto tra Israele e Hamas, quelli a bassa intensità.
In Cisgiordania, proseguono le operazioni delle forze di sicurezza israeliane con raid e arresti, mentre si sono registrati nuovi lanci di missili dal Libano, a cui le Tsahal hanno risposto con attacchi contro Hezbollah. Attesa invece sul fronte diplomatico per il Consiglio di cooperazione del Golfo, ospitato dal Qatar, già crocevia dei negoziati per tregua e liberazione degli ostaggi. Nonostante la ripresa dei combattimenti, il dialogo, anche se difficile, non si è interrotto. Sia per gli ostaggi che per il futuro della Striscia.