Il centro strategico e simbolico
Guerra Ucraina, la città di Zelensky Krivoj Rog resiste all’assedio: “Saremo la Stalingrado dei russi”
La città di Krivoj Rog è un obiettivo strategico e appetitoso per le truppe russe: è la città del Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, “dove nacque 45 anni fa in un grande edificio di architettura brutalista conosciuto come ‘il Formicaio’ e dove cominciò il suo percorso come attore con i suoi migliori amici dell’adolescenza, che lo accompagnano oggi mentre il mondo lo osserva alla guida di un Paese in guerra”. Così Maria R. Sahuquillo, inviata di guerra per il quotidiano spagnolo El País. Il distretto è ricco di minerali di ferro, rame, grafite, carbon fossile e calcare, la sua economia è legata all’industria pesante.
630mila abitanti, nel centro sud del Paese, centro siderurgico di prima importanza – accoglie anche l’Arcelor Mittal. Krivoj Rog rappresenta un corridoio chiave nei pressi del fiume Dnipro verso il centro del Paese. Il suono delle sirene anti-aereo negli ultimi giorni è molto più frequente. Le truppe del Cremlino a inizio settimana avevano lanciato dal sud, dalle assediate di Mikolaiv e Mariupol, un’operazione di ricognizione sulla città. Respinta. Serguéi Zherebylo, alla guida del distretto di Ingulets, quello più a sud della città, ha promesso: “Se i russi arrivano, sarà la loro Stalingrado”, dove si tenne una delle più sanguinose battaglie della Seconda Guerra Mondiale. La Waterloo della Germania Nazista. “Putin voleva una guerra lampo, un’avanzata rapida ma ovunque sta incontrando una resistenza feroce da parte dell’esercito e dei civili”.
L’inviata scrive che i sotterranei della sede municipale del distretto di Ingulets sembrano un mercato: provviste ovunque. La città si prepara. Le forze russe stanno intensificando le operazioni militari per “smilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina, come aveva dichiarato il Presidente Vladimir Putin annunciando l’invasione. “Krivoj rog è preparata a diventare una spina nel fianco”, dice Aleksei Burgo, 45 anni, delle Forze di difesa territoriali. “Se arrivano qui i russi resteranno in trappola. Questa città. così grande e con un’area industriale così complessa, è molto complicata per operazioni offensive”.
La paura è soprattutto per i gruppi di sabotatori russi infiltrati. E per i bombardamenti su strutture civili per incitare alla fuga sia i militari che le i cittadini. Già oltre un milione di persone hanno lasciato l’Ucraina, secondo le Nazioni Unite, dall’inizio dell’invasione. “Parlo russo, penso in russo, è la mia lingua madre, e non mi sono mai sentito discriminato”, dice Serdechnyi, nato a Donestk, da dov’è fuggito a causa della guerra. Il peggio arriverebbe nel momento in cui la Russia, che possiede un esercito imparagonabile per forze e numeri a quello ucraino, dovesse intensificare i bombardamenti e le operazioni. Il Presidente francese, dopo una telefonata di 90 minuti con Putin, ha descritto il leader del Cremlino come incredibilmente “determinato” e anticipato che “il peggio deve ancora venire”.
Il Presidente Zelensky è rimasto nel Paese, ha rifiutato la fuga. Da attore, anche comico, la sua traiettoria sta prendendo la forma dell’eroe nazionale, per come descritta dai media occidentali. Ha detto stamattina che se la notte scorsa ci fosse stato un incidente alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sarebbe stato 6 volte più potente di quello di Chernobyl nel 1986. “I carristi russi sapevano a cosa stavano sparando, hanno preso di mira direttamente la centrale. Questa notte avrebbe potuto essere la fine dell’Europa”. I suoi appelli a creare una No Fly Zone sull’Ucraina e quello a un incontro con Putin per trovare un accordo sono rimasti lettera morta.
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