La scelta
Hamas rilascia il soldato americano Edan Alexander e chiede a Trump “negoziati seri”

Il primo soldato israeliano ad essere liberato dalle brigate Al-Qassam è Edan Alexander, consegnato poco fa alla Croce Rossa. La decisione di Hamas arriva come “gesto di buona volontà” dopo i colloqui con il governo americano, nella speranza che nel il presidente Donald Trump convinca Israele a “firmare un accordo per liberare gli ostaggi rimasti in cambio della fine della guerra” come riferisce Times of Israel un funzionario statunitense, un funzionario palestinese e una terza fonte a conoscenza della questione.
Chi è Edan Alexander il soldato americano rilasciato da Hamas
Edan Alexander, 20 anni, di cittadinanza israeliana e americana è stato prigioniero per 580 giorni. Prestava servizio nella Brigata Golani in una base vicino alla comunità di Nirim, al confine con Gaza quando fu rapito. Cresciuto nel New Jersey, era stato preso in ostaggio assieme a 19 soldati e 7 soldatesse. Soltanto nelle scorse ora, la notizia della sua possibile liberazione era sta confermata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva pubblicato una dichiarazione ringraziando tutti i soggetti coinvolti e aggiungendo che ciò fa parte di uno sforzo più ampio per restituire tutti i prigionieri e porre fine alla guerra in Medi Oriente. “Tornerà a casa dalla sua famiglia”, ha dichiarato Trump sul suo social Truth. Dopo che l’inviato speciale Steve Witkoff, aveva ieri pomeriggio la notizia ai genitori di Alexander. Trump è in viaggio in Medio Oriente in vista Arabia Saudita, Qatar ed Emirati arabi, accompagnato, dal segretario alla Difesa Pete Hegseth e quello al Commercio Howard Lutnick.
Netanyahu non promette tregua
L’ufficio del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in una nota successiva all’annuncio del rilascio dell’ostaggio non aveva aperto le porte ad una tregue: “Siamo in giorni critici, in cui Hamas si trova ad affrontare un accordo che consentirebbe il rilascio dei nostri ostaggi. I negoziati proseguiranno sotto pressione e nel mezzo dei preparativi per l’intensificazione dei combattimenti”. Un rilascio avvenuto secondo Israele”senza ottenere nulla in cambio” e possibile “grazie alla politica determinata condotta e con il sostegno” del Presidente Trump.
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