Il dilemma della Regina e l'astio tra fratelli
“Harry sacrificabile in battaglia, William no perché erede al trono”, le rivelazioni del generale britannico sulla Royal Family

Uno sacrificabile in battaglia, l’altro indispensabile e da proteggere in quanto all’epoca secondo nella linea di successione degli eredi al trono. Potrebbe essere un nuovo capitolo di “Spare”, la fortunata quanto discussa biografia del principe Harry che negli scorsi mesi ha stracciato ogni record di vendita nelle librerie, la storia che torna a sconvolgere il Regno Unito e i sudditi di Sua Maestà, il Re Carlo.
Nuove rivelazioni sulla Royal Family arrivano infatti dall’ex comandante in capo dell’esercito britannico, Sir Mike Jackson: il generale ha raccontato, nel documentario “The Real Crown” che andrà in onda a fine mese sulla rete Itv, delle discussioni interne a Buckingham Palace sull’impegno in guerra dei due fratelli.
Harry, come noto, ha servito per due volte sul fronte di guerra in Afghanistan: prima nel biennio 2007-08, poi nel 2012-13. Un tema trattato anche nella biografia del duca di Sussex: nel libro scritto col giornalista premio Pulitzer JR Moehringer rivelò di aver ucciso almeno 25 miliziani in Afghanistan: “Per me erano pedine, non esseri umani”, confessava Harry, scatenando le reazioni furiose dei suoi superiori e minacce da parte del gruppo terrorista.
Mike Jackson ha raccontato nell’intervista video che all’epoca la Regina Elisabetta voleva che entrambi i nipoti combattessero contro i Talebani nella guerra in Afghanistan nel 2001. Alla fine però fu deciso di spedire nel Paese solo il minore dei fratelli, oggi 38enne e ormai fuori dal ‘circolo’ della Royal Family assieme alla moglie Meghan Markle.
Nel corso delle discussioni con la sovrana, ha raccontato l’ex comandante in capo dell’esercito britannico nel documentario, “è stato deciso che per William, in quanto erede al trono, il rischio era troppo grande. Per suo fratello minore, il rischio era invece accettabile”.
Eppure anche William aveva ricevuto un addestramento militare, anche di rilievo, presso la prestigiosa accademia militare di Sandhurst, venendo poi arruolato quale ufficiale nella cavalleria dei Blues and Royals, uno dei reggimenti più esclusivi. Ma di fronte ai rischi e in ragione del suo ruolo di erede al trono, la Regina decise di non inviare il nipote in guerra.
Una disparità di trattamento che conferma le ragioni dell’astio di Harry, che non a caso aveva deciso di intitolare la sua biografia “Spare”, ovvero “ricambio”: da una parte il fratello maggiore protetto dalla Royal Family, dall’altra lui, lo scapestrato fratellino, inviato per ben due volte in missione militare nel Paese dei Talebani nonostante fossero noti i rischi.
Rischi noti anche alla Regina Elisabetta, come confermato dall’ex capo dei servizi segreti, sir John Scarlett: “Aveva la totale autorizzazione per tutto – ha spiegato Scarlett -. Aveva accesso completo a una eccezionale quantità di informazioni per più tempo di chiunque altro. Era molto, molto discreta e del tutto al corrente dei dettagli. Ricordo di aver pensato: wow, sua maestà ne sa più di noi”.
La sovrana prima di prendere la decisione di inviare in Afghanistan solo il secondogenito di Carlo e Diana era stata molto chiara sui due nipoti, che essendo cresciuti “a mie spese, ora devono fare il loro dovere“, aveva detto la Regina quando, a fine 2001, le fu sottoposta la scelta su quale dei due nipoti dovesse essere inviato in missione di guerra al fianco del contingente britannico.
Una posizione poi corretta e modificata dopo una serie di consultazioni con gli alti comandi, i vertici dei servizi segreti dell’MI6 e i supremi funzionari di corte, sulla base della necessità prioritaria di tutelare William.
Una decisione non nuova, anzi: una scelta simile era stata presa già al tempo della guerra delle Falkland contro l’Argentina, dove a rappresentare il casato in combattimento fu il principe Andrea, secondogenito maschio della regina, e non Carlo, all’epoca erede al trono effettivo.
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