Per i genitori il percorso a ostacoli si fa sempre più complicato
“Ho una figlia in quarantena, l’altra deve andare a scuola”: il rebus del genitore dopo la riapertura delle scuole

La riapertura delle scuole ha reso felici i bambini che hanno ripopolato i banchi, stanchi di vedere compagni e maestre solo in uno schermo. Sfiniti erano probabilmente anche i genitori che non ne potevano più di darsi a capriole organizzative per riuscire a seguire i figli in Dad a casa. Questi genitori forse non avevano immaginato che la loro vita potesse diventare ancora più difficile dal momento in cui la scuola sarebbe riaperta. “Se in Dad la gestione della famiglia era complicata, adesso è totalmente folle e paradossale”, racconta al Riformista Pasquale, un papà di 42 anni architetto, con una moglie, impiegata in un’azienda e due figlie alle elementari, una di 6 e una di 8 anni.
Il primo intoppo per Pasquale è arrivato durante la prima settimana di scuola aperta per le elementari. “Il lunedì sono rientrati in classe ma già il mercoledì un bambino nella classe della mia figlia più piccola è risultato positivo. Subito è scattata la quarantena per 14 giorni per tutta la classe, maestre comprese”. Dunque i due genitori, entrambi lavoratori che da un anno sacrificano il loro lavoro per la famiglia si è dovuta nuovamente riorganizzare. Le due bimbe poi frequentano la stessa scuola, ma la sanificazione prevista per legge è arrivata solo il venerdì: “Gli altri bimbi hanno avuto tutto il tempo eventualmente per contagiarsi a scuola in attesa della sanificazione arrivata 3 giorni dopo”, racconta Pasquale.
La circolare ministeriale recita che “la quarantena è disposta solo per gli alunni e i docenti, gli altri componenti del nucleo familiare non sono soggetti a quarantena”. E la direzione didattica nella comunicazione ai genitori specifica che la quarantena con isolamento domiciliare e sociale deve essere “con obbligo di isolamento in singola stanza”. Dunque la bimba di 6 anni dovrebbe stare chiusa nella sua stanza da sola senza poter mai uscire per evitare il rischio che contagi il resto della famiglia per 14 giorni? “Un’ipotesi impossibile, mi chiedo chi ha stabilito queste norme”, dice Pasquale.
A questo si aggiunge che la bimba di 6 anni resta a casa ma quella di 8 deve andare a scuola. Che fare? “Mia moglie deve andare a lavoro, ha già consumato tutti i permessi in questo anno in cui i bimbi della Campania sono stati quasi sempre a casa – continua Pasquale – Non possiamo chiamare una baby sitter perché questo significherebbe violare la quarantena. Non possiamo chiedere aiuto a nonni e zii perché questo significherebbe esporli a un eventuale occasione di contagio. Se accompagno e vado a prendere la grande a scuola come faccio con la piccola? Non può nemmeno venire con me e rimanere in macchina perché anche questo significherebbe violare la quarantena. Poi se gli altri genitori mi vedessero con la piccola in auto mi guarderebbero come un untore”.
“Io e mia moglie siamo in due e facciamo fatica a giostrarci per due bambine appena tornate a scuola. Mamme o padri single come faranno?”, si chiede Pasquale. A questo si aggiunge che le disposizioni per la quarantena dei piccoli sono davvero inattuabili e fuori dalla realtà delle cose. “Quindi la scuola ha aperto ma per finta – conclude Pasquale che da giorni ragiona su come deve fare – E questo destabilizza solo maggiormente bambini in primis e famiglie. Io sono sempre stato favorevole alla riapertura della scuola ma che senso ha tutto questo?”. In tutto questo la scuola avrà ancora un mese di vita, poi inizieranno le vacanze estive.
© Riproduzione riservata