Si apre un nuovo terreno di scontro tra Stati Uniti e Cina. Forte tensioni sono in atto dopo la firma da parte del presidente Usa Donald Trump del “Hong Kong Human Rights and Democracy Act”, legge varata dal Congresso a sostegno dei manifestanti pro democrazia di Hong Kong. Trump era sembrato riluttante a firmare il provvedimento, ma con un sostegno quasi unanime del Congresso americano alla misura aveva poco spazio politico di manovra. In una dichiarazione, Trump ha parlato di “rispetto” per il presidente cinese Xi Jinping e ha affermato di sperare che “i leader e i rappresentanti di Cina e Hong Kong saranno in grado di risolvere amichevolmente le loro differenze”.

LA REAZIONE DI PECHINO – Non si è fatta attendere la reazione di Pechino, che si è detta pronta a prendere “decise contromisure” contro gli Stati Uniti. “La natura di ciò è estremamente abominevole e nasconde intenzioni assolutamente sinistre”, ha affermato il ministero degli Esteri in una nota, senza specificare quali misure potrebbe prendere Pechino.

Il governo cinese ha inoltre convocato l’ambasciatore americano a Pechino chiedendo agli americani di “non attuare” la legge approvata da Donald Trump, che sostiene i manifestanti pro democrazia di Hong Kong. Il vice ministro degli Esteri cinese Le Yucheng ha riferito all’ambasciatore Terry Branstad della “ferma opposizione” del suo paese e ha esortato gli Stati Uniti a “correggere il loro errore” per non “danneggiare ulteriormente le relazioni e la cooperazione sino-americane “, ha affermato il ministero in una nota.

LA ‘BONIFICA’ DEL POLITECNICO – Intanto nell’ex colonia britannica la polizia ha avviato la ‘bonifica’ del Politecnico, sotto assedio da 11 giorni. Nel campus ci sono stati violenti scontri tra manifestanti pro democrazie e le forze dell’ordine, dopo che i primi avevano reso l’università una roccaforte per gli attivisti osteggiati dal governo locale filo-cinese.

Redazione