“Probabilmente mi metterò nei guai, ma non dire niente sarebbe immorale. Come donna nera, come giornalista, come americana, mi vergogno profondamente di quello che abbiamo fatto”. Di tweet così, scritti dai giornalisti del New York Times, ce ne sono decine e decine da ieri in rete.

La redazione del quotidiano statunitense, infatti, ha protestato contro la decisione di pubblicare nella sezione “Opinioni” l’intervento del senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton, che sostiene l’idea del presidente Trump di impiegare l’esercito contro i manifestanti che in questi giorni sono scesi in strada per protestare contro l’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto. Una vicenda che ha riacceso la discussione sulle discriminazioni razziali nel Paese.

Per i giornalisti del Nyt, infatti, la scelta di dare spazio alla proposta di impiegare l’esercito contro i manifestanti, mettere a rischio gli stessi colleghi neri che lavorano in redazione.

A difendere la scelta del quotidiano era stato inizialmente James Bennet, responsabile della sezione Op-ed, le opinioni esterne. In un articolo aveva spiegato come fosse dovere del quotidiano dar conto di tutte le opinioni, nonostante lui, per primo, fosse profondamente contrario all’idea di utilizzare l’esercito.

Metteremmo a repentaglio l’integrità e l’indipendenza del New York Times se pubblicassimo solo opinioni con le quali giornalisti come me sono d’accordo, e tradiremmo quello che penso sia il nostro scopo fondamentale: non dirti cosa pensare, ma aiutarti a pensare per te”.

Qualche ora dopo, però, Bennet ha ammesso di non aver letto l’articolo prima che fosse pubblicato. In un articolo successivo pubblicato online, dal titolo “Il New York Times afferma che l’editoriale di Cotton non rispetta gli standard“, viene riportato che “James Bennet, l’editore incaricato della sezione opinioni, in una riunione con i membri del personale ha dichiarato che non aveva letto l’articolo prima che fosse pubblicato”.

Poco dopo, si legge, il Times ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che l’articolo non era all’altezza degli standard del giornale.“Abbiamo esaminato il pezzo e il processo che ha portato alla sua pubblicazione”, ha dichiarato Eileen Murphy, portavoce del Times in una nota. “Questa revisione ha chiarito che un processo editoriale frettoloso ha portato alla pubblicazione di un Op-Ed che non ha soddisfatto i nostri standard. Di conseguenza, stiamo pianificando di esaminare le modifiche sia a breve che a lungo termine, per allargare la nostra operazione di verifica dei fatti e ridurre il numero di Op-Ed che pubblichiamo. ”