Quando a sposare le peggiori teorie del complotto non sono i classici ‘napalm51’, la caricatura di Maurizio Crozza degli hater del web, ma uno dei massimi rappresentati dello Stato. È quanto accaduto negli Stati Uniti nella vicenda che vede protagonista Cynthia Brehm, presidente dei repubblicani della contea di Bexar, Stato del Texas.

Per la Brehm infatti la morte di George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis durante un fermo, non sarebbe altro che una “messinscena”, un evento organizzato a tavolino per screditare l’amministrazione repubblicana della Casa Bianca targata Donald Trump.

In un lungo post su Facebook, poi cancellato, la Brehm spiega la sua teoria: “Penso che ci sia almeno la ‘possibilità’ che si sia trattato di un’esecuzione pubblica filmata di un uomo nero da parte di un poliziotto bianco con lo scopo di creare tensioni razziali e aumentare ulteriormente i sentimenti contro lo Stato da parte della gente comune, già psicologicamente traumatizzata dalla paura del Covid-19”, scrive nel post.

Dichiarazioni talmente forti da costringere gli stessi compagni Repubblicani a dissociarsi, mentre il governatore del Texas Greg Abbot ha chiesto le sue dimissioni: “Le sue parole sono disgustose, non c’è posto per lei nel partito repubblicano o sulla scena pubblica”. Per ora la Brehm sembra però voler restare al suo posto.

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