Joe Biden, ex vicepresidente con Obama e ora candidato democratico per la Casa Bianca, ha attaccato frontalmente Trump come «parte del problema e non della soluzione» accusandolo di due comportamenti non americani. Il primo: aver fatto attaccare in Pennsylvania Avenue a Washington per farsi riprendere mentre andava a piedi nella vicina chiesa brandire una Bibbia. E il secondo: aver minacciato l’intervento dell’esercito americano contro i cittadini che manifestano liberamente sotto la protezione del primo emendamento. È stato l’attacco più diretto e pesante. I repubblicani hanno subito contrattaccato Biden accusandolo di non aver speso una sola parola per deprecare non le proteste pacifiche, ma le sommosse con incendi, saccheggi e violenze che sono scoppiate in quasi tutte le grandi città americane, e cominciare da New York dove, fra l’altro lo storico primo grande mazzino Macy’s che è stato saccheggiato mentre venivano lanciate diverse Molotov contro le auto della polizia.

La minaccia di Trump di far intervenire l’esercito là dove i governatori non hanno la forza di imporre il rispetto della legge, resta in sospeso e certamente questa è una delle più grandi crisi sociali e politiche che gli Stati Uniti abbiano attraversato e da cui ancora non accenna ad uscire. Tuttavia, c’è una certa differenza fra ciò che sta accadendo negli Stati Uniti e ciò che viene percepito, specialmente in Europa. Quel Paese, dice uno dei suoi analisti più geniali ed attenti, George Friedman, ha l’instabilità della nitroglicerina ma contiene in sé le risorse che i padri fondatori hanno previsto per rigenerarsi attraverso periodici momenti di catarsi anche violenta.  Tutto ciò che accade negli Stati Uniti in queste terribili giornate va visto su tre scenari. Il primo è quello dei fatti: il deliberato omicidio del cittadino afroamericano George Floyd, inerme e ammanettato, dopo tre minuti e cinquanta secondi di pressione del ginocchio del poliziotto Derek Chauvin sul collo e sulla schiena della vittima, respirazione bloccata.

La parte sinistra del volto di Floyd è stata abrasa sull’asfalto, come ha stabilito l’autopsia indipendente pagata dalla sua famiglia. È anche emerso che il poliziotto Derek Chauvin a un certo punto ha smesso di premere sul collo della vittima per poi “riaggiustare” la posizione fino alla morte di Floyd. Ciò significa che l’omicidio non può essere considerato colposo e dunque tutti sono indignati perché l’assassino sia stato accusato per ora soltanto di omicidio colposo. Il fratello e tutta la famiglia di Floyd, poi, hanno gridato in tutti i modi di essere contrari alle sommosse e le violenze nel nome di George e di dissociarsi senza esitazioni dalle proteste violente e supplicando di non usare il suo nome e la sua terribile fine come pretesto per azioni insurrezionali. Alle otto di sera di lunedì, Trump ha dichiarato che il suo governo è totalmente impegnato a garantire alla famiglia di Floyd che giustizia sia fatta, aggiungendo che «non possiamo consentire che le giuste proteste siano sfruttate da coloro che stanno attaccando e uccidendo persone innocenti e distruggendo edifici e negozi».

Il secondo scenario è quello delle prossime elezioni del quattro novembre, che in questo momento Trump è quasi certo di perdere e di cui ovviamente profitta Joe Biden per la sua campagna elettorale, con un duro discorso pronunciato a Philadelphia di cui dicevamo all’inizio, in cui il candidato democratico ha accusato il presidente di dividere il Paese e di ignorare i principi fondamentali della nazione americana, primo fra i quali quello di esprimere liberamente il proprio pensiero, ma senza menzionare né biasimare le esplosioni violenza e i saccheggi contro cui si sono pronunciati invece tutti i leader afroamericani di entrambi i partiti.

Il terzo scenario, connesso con gli altri due è quello del Covid-19 che ha ucciso più di centomila americani, ma il cui tasso di mortalità è percentualmente ancora molto inferiore a quello dell’Italia, Spagna e Regno Unito. Ma sembra confermato che la maggioranza delle vittime Covid americane appartengano alle periferie urbane delle minoranze abitate in prevalenza da latinos e da afroamericani. Con un corollario: fino all’esplosione del Coronavirus, l’economia americana cresceva al suo massimo storico, sicché durante i primi tre anni della presidenza Trump l’occupazione degli afroamericani aveva avuto un boom senza precedenti che aveva causato un senso di stabilità, che ora si è trasformato in una apocalittica frustrazione per la recessione e il crollo dell’occupazione. È evidente a questo punto che a Trump non resti che compattare tutto l’elettorato di destra sotto lo slogan “Law and Order”, giocando la pericolosa carta di una repressione che metta in campo le forze armate, là dove la Guardia Nazionale dei singoli Stati non affronta le rivolte. Con un gesto molto teatrale, ieri Trump e la First Lady Melania sono andati a rendere omaggio al monumento dedicato al Papa Giovanni Paolo II, dopo la devastazione di una chiesa a lui dedicata, puntando al voto dei cattolici.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.