Da anni gli assassini di Vittorio Bachelet, scontate le pene, sono tornati in libertà. Ma per il figlio Giovanni Bachelet, ordinario di Fisica alla Sapienza, già deputato del Pd, non c’è da stupirsi. «Hanno fatto il percorso rieducativo previsto dall’articolo 27 della Costituzione – ha spiegato il professore al Corriere – e ritengo che mio padre come Aldo Moro, due persone che hanno dato la vita per la Repubblica e lo Stato di diritto, non possano che rallegrarsi di ciò. L’incontro con i terroristi non l’ho mai cercato; l’ha fatto mio zio Adolfo, fratello di papà, che era un gesuita. A me è capitato casualmente, anni dopo, di stringere la mano alla donna che sparò a mio padre, e non ricordo particolari sensazioni. Nella legislatura in cui sono stato deputato, assieme a Sabina Rossa e Olga D’Antona, presentammo un disegno di legge per interrompere la prassi di pretendere dagli ex terroristi un contatto con i familiari delle persone colpite, a riprova del loro “sicuro ravvedimento”; proponemmo che ad accertare “il completamento del percorso rieducativo” fossero solo giudici e operatori penitenziari, senza mettere in mezzo i parenti delle vittime. Ma la proposta non venne nemmeno posta in discussione». Già ai funerali del padre Vittorio, 40 anni fa, Giovanni Bachelet aveva usato parole che avevano scosso tutti. «Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà, perché senza togliere nulla alla giustizia, che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri».

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