Prendo spunto da quanto avvenuto a Torino, con il crollo dell’intonaco da un soffitto di un’aula del tribunale dove si stavano per celebrare alcune udienze, per affrontare le gravissime problematiche della giustizia nel distretto di Napoli. In verità, la notizia non mi ha sorpreso affatto. Molto spesso leggiamo purtroppo notizie simili provenienti dai vari uffici giudiziari italiani. Mi ha soltanto causato rabbia per le inascoltate grida di pericolo da parte non solo degli avvocati, ma anche dei giudici e del personale amministrativo che vivono ancora più di tutti un grave pericolo per la propria incolumità. Quello dell’edilizia giudiziaria e sicurezza nei palazzi di giustizia italiani è un tema che non vuole essere affrontato dalla politica. La fotografia del territorio italiano è sotto gli occhi di tutti: palazzi di giustizia non sicuri, strutture inadeguate, uffici inospitali e insalubri, luoghi di lavoro non rispondenti alla dignità di quanti vi operano o li frequentano come utenti. Ma veniamo alle note dolenti del distretto di Napoli.

Ben quaranta anni fa iniziò la costruzione del nuovo palazzo di giustizia, interrotta immediatamente a causa del terremoto in Irpinia e, nel 1990, di un incendio doloso (all’epoca definito come il più grande rogo mai divampato in Italia). L’edificio, composto di tre torri alte fino ai 110 metri, divenne pienamente operativo a partire dal 6 novembre 1995, dopo quindici anni! Questo edificio, unico esempio in Europa di giustizia sviluppata in verticale, presenta grandi problemi di varia natura. Un sovraccarico delle strutture portanti, in particolare negli uffici della sezione Gip-Gup; il malfunzionamento e l’inadeguatezza degli ascensori, necessari per spostarsi nei 25 piani delle torri; la scarsa salubrità degli ambienti; gli archivi insufficienti fatiscenti; i problemi di inadeguatezza delle aree parcheggio e gli avvallamenti della pavimentazione nello spazio antistante l’ingresso del varco Porzio, dove si verificano allagamenti frequenti.

Inoltre, il palazzo di giustizia partenopeo non ha condizioni di luce naturale sufficiente soprattutto per gli uffici del Tiap, ma anche nelle aule penali non filtra luce perché i vetri sono sporchi e incrostati. Soprattutto manca un riciclo di aria pulita nell’intera struttura e ci sarebbe bisogno, specialmente nelle aule penali, dell’apertura di alcuni lucernari. E ci sono notevoli infiltrazioni d’acqua dovute alla pioggia nella piazza coperta, all’interno del palazzo dove sono ubicati vari uffici, che viene raccolta con contenitori di emergenza. Per non parlare della caserma Garibaldi dove è ubicato l’ufficio del giudice di pace di Napoli, che soffre di problemi legati alla scarsità di parcheggi, di traffico veicolare insostenibile, di aule fatiscenti e insufficienti, di scarsa sicurezza soprattutto negli accessi non sempre ben controllati. Molte di queste disfunzioni, anche se con diversa gravità, sono presenti anche nei tribunali del distretto di Napoli come Nola, Torre Annunziata, Avellino e Napoli Nord.

Infine, bisogna ancora una volta denunciare le ingiustizie che subiscono i cittadini per non vedersi tutelate le istanze di giustizia in alcuni territori: a Ischia, per la scarsa stabilità del tribunale che è causa di denegata giustizia ai cittadini isolani; a Pozzuoli, per l’assenza di un presidio giudiziario; a Portici che si è vista sopprimere la sede di tribunale e “deportare” a Barra l’ufficio del giudice di pace. Per non parlare del cattivo funzionamento degli uffici giudiziari nelle isole del nostro golfo. La soluzione, come ultima spiaggia, è quella di un massiccio investimento economico attingendo risorse dal Recovery Fund per salvare gli uffici dove si amministra la giustizia in nome del popolo italiano.