In assenza di provvedimenti legislativi “ad hoc”, il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi ha inviato questa settimana a tutti i pg delle Corti d’appello italiane delle “linee guida” su come tentare di ridurre la popolazione carceraria durante l’emergenza coronavirus. In diciotto pagine Salvi elenca tutto ciò che un pm può fare, a legislazione vigente, per contribuire ad alleggerire la pressione sugli istituti di pena. Il sovraffollamento, infatti, è fra i primi acceleratori della diffusione dell’epidemia essendo di fatto impossibile mantenere nelle anguste celle il previsto “distanziamento sociale” di un metro.

Salvi ricorda come sia necessario in questo momento il bilanciamento di diverse esigenze, ad iniziare proprio dalla tutela salute pubblica. Il primo capitoletto è dedicato alla custodia cautelare in carcere che deve rimanere una “extrema ratio”, dovendosi preferire misure come gli arresti domiciliari. Vanno arginate in questo periodo, da parte dei pm, le richieste di applicazione del carcere preventivo, procrastinando l’esecuzione delle ordinanza di custodia già emesse dai gip.

Limitare al massimo, poi, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, un provvedimento in evidente contrasto con gli attuali stringenti limiti alla circolazione. In caso di flagranza di reato, subito la direttissima per evitare la permanenza anche per un solo giorno dell’arrestato in carcere. Bisogna cercare quindi di revocare le misure custodiali in essere, ricorrendo ad interpretazioni estensive delle norme.

Il Dap potrebbe effettuare una censimento dei detenuti che possiedono i requisiti per la liberazione anticipata. Attività da effettuarsi anche da parte degli istituti penitenziari. I dati raccolti sarebbero essere inviati al magistrato di sorveglianza per i provvedimenti di competenza. Salvi, sottolineata la scarsa disponibilità dei braccialetti elettronici che limiterebbe l’attività deflattiva, suggerisce di procedere con gli affidamenti in prova. L’ostacolo del requisito del lavoro sarebbe superabile dalle condizioni di salute. Nessun beneficio, infine, per chi ha partecipato alla rivolte dei primi di marzo. I pm seguiranno le best practice di Salvi ? Si spera.

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