Il problema della situazione nelle carceri rimane sotto traccia e silenziato nonostante la diffusione del contagio tra i distretti e gli operatori penitenziari. A giorni il decreto numero 18 dovrà essere convertito in legge. Dovrebbe essere un’occasione per introdurre qualche aggiustamento alle previsioni in materia. Considerate le diverse valutazioni che le forze politiche e la magistratura evidenziano sul punto si tratterebbe di trovare nel sistema qualche punto di equilibrio senza alterare il sistema. In sintesi si tratterebbe di:

prevedere che nel caso in cui il soggetto accetti le modalità di controllo la mancanza del braccialetto non sia di ostacolo alla concessione della detenzione domiciliare.
prevedere espressamente che la detenzione domiciliare si protragga anche dopo la fine dell’emergenza così da superare i dubbi della formulazione della norma.
prevedere l’abrogazione della previsione che affida al magistrato di sorveglianza la decisione di escludere la misura alternativa sulla base di non meglio precisate gravi ragioni.
prevedere che il soggetto in semilibertà non rientri in carcere.
prevedere il differimento dell’esecuzione delle pene detentive brevi.
prevedere l’abrogazione della previsione che sospende i termini di durata delle misure cautelari durante la sospensione delle attività processuali, ovvero in via subordinata se i termini scadono entro un arco temporale a medio termine che il soggetto sia collocato agli arresti domiciliari.
prevedere che con esclusione delle situazioni assolute o relative di pericolosità la misura cautelare in carcere sia mantenuta solo in presenza di eccezionali esigenze cautelari.

Come si vede, si tratta di proposte che non sono destinate a scardinare l’attuale sistema ma deducibili da un possibile allargamento dei reticoli normativi attualmente esistenti considerata l’esistenza di una previsione di rilievo costituzionale che tutela la salute di ogni individuo come bene fondamentale.

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