In otto mesi del 2020 pagati 206 mila euro per alloggio e trasporti
Il Cda Eni contro la presidente Calvosa: la ‘fedelissima’ di Travaglio deve dimezzare le spese
I benefit di Lucia Calvosa costano troppo, tanto da spingere il Cda di Eni ad intervenire. La presidente del gruppo del “cane a sei zampe”, una nomina ‘caldeggiata’ fortemente da Marco Travaglio tramite il Movimento 5 Stelle, essendo la Calvosa un ex membro del Consiglio di amministrazione del Fatto Quotidiano, è finita nel mirino per alcune spese ritenute eccessive.
Costi emersi dalla “Relazione sulle remunerazioni 2021” pubblicata sul sito Eni e che tirano in ballo la numero uno della multinazionale italiana partecipata dal Tesoro, che nel maggio 2020 ha indicato Calvosa come presidente.
‘Contro’ Calvosa, scrive Repubblica, è intervenuto il Cda di Eni che ha chiesto di limitare le spese per alloggio a 100mila euro l’anno: il giornale di Largo Fochetti scrive che la numero uno del gruppo, da sempre considerato “braccio operativo” della Farnesina in territori a rischio, avrebbe dato “piena disponibilità” a pagare ogni eccedenza.
Il richiamo alla Calvosa arriva in particolare per alcune spese extra al già lauto compenso che riceve da presidente, ovvero 500 mila euro lordi annui, 90 mila previsti dall’assemblea e 410 mila aggiunti dal cda il 4 giugno scorso “per deleghe conferite”. Nella relazione citata da Repubblica si legge che “dal 14 maggio al 31 dicembre 2020“, ovvero in otto mesi, “ha sostenuto spese e oneri per servizi di alloggio e trasporto collegati all’esercizio del ruolo di Presidente per 206mila euro”.
Per fare un confronto con l’ex presidente di Eni Emma Marcegaglia, quest’ultima nei primi quattro mesi e mezzo dell’anno aveva speso 21 mila euro per le stesse due voci. L’azienda ha spiegato che questi 206mila euro sono composti “da 152 mila euro di spese alberghiere e servizio di trasporto, e da 54 mila euro di spese relative all’alloggio poi assegnato dal febbraio 2021”. La differenza con la gestione Marcegaglia sarebbe dovuta, secondo Eni, “dalla diversa frequenza di utilizzo dei servizi, ovviamente maggiore per Lucia Calvosa che si trovava nel periodo di insediamento”, mentre gli standard di alloggio e trasporto “sono sostanzialmente analoghi a quelli offerti ai presidenti precedenti”.
Secondo quanto ricostruito da Repubblica, Calvosa avrebbe alloggiato in albergo a Roma, a differenza dell’ex Marcegaglia che usava un alloggio personale, spostandosi poi da Pisa alla Capitale con un’auto a pagamento, mentre altri dirigenti Eni usano la flotta aziendale. Quest’ultime ovviamente non lasciano tracce nei documenti ricadendo tra i costi aziendali.
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