Politica
Il Codacons scende in campo nella battaglia referendaria sulla giustizia
Nel silenzio pressoché generale dei media e della politica, fatta salva qualche rara eccezione, mancano poco più di due settimane al 12 giugno. Unico giorno per votare al referendum sulla giustizia.
Tra le rare eccezioni di giornali, come il Riformista, e movimenti politicamente trasversali di cittadini che cercano di scongiurare il previsto insuccesso a causa del quorum, vi è il Codacons. La principale associazione di protezione dei consumatori italiani, dopo aver aperto lo scorso anno lo sportello “SOS malagiustizia”, col fine dichiarato di «offrire assistenza ai cittadini che subiscono abusi e ingiustizie nell’ambito di processi e procedimenti giudiziari», si appresta a scendere in capo proprio negli ultimi e decisivi giorni della battaglia referendaria. Nella consapevolezza che quella del “SI” al referendum é una partita troppo importante per i cittadini-consumatori per essere data come persa in partenza.
Le ragioni di questa battaglia referendaria last minute verranno riassunte in un manifesto referendario che il Codacons si appresta a pubblicare, con inserzioni a pagamento, sulle principali testate nazionali. E vanno dalla constatazione che in Italia vi sono state 3 milioni di cause civili pendenti nel solo 2021. E 1,5 milioni di pendenze penali. Una causa civile dura in media 2.655 giorni, ossia 7 anni e mezzo, quando in Francia la durata è meno della metà (3 anni e 4 mesi). Mentre una causa penale dura in media 1.600 giorni con 30.231 errori giudiziari costati all’erario poco meno di un miliardo di euro, in indennizzi a 1000 innocenti ingiustamente detenuti nelle patrie galere in un solo anno.
Sempre secondo il manifesto del Codacons, centinaia di migliaia di risparmiatori, rovinati dalle condanne in primo grado, sono stati dichiarati innocenti in appello, o viceversa. Senza scordare le ormai insopportabili “porte girevoli”, che permettono ai magistrati di entrare in politica e, finito il mandato parlamentare o negli enti locali, tornare tranquillamente a giudicare su atti da essi stessi formati ed emanati. Sempre secondo il manifesto denuncia del Codacons, Luca Palamara ha portato alla luce del sole l’esistenza di cordate e “cupole” che deviano i magistrati dalla corretta funzione di giudicare i cittadini. Provocando una grande incertezza del diritto: “ciò che è diffamazione a Roma non lo è a Milano e viceversa”, denuncia l’Associazione, rimandando al proprio sito www.codacons.it dove tratta di quella che chiama “schizofrenia giudiziaria”. Abbiamo voluto in proposito intervistare il Professore Carlo Rienzi, storico presidente del Codacons.
Perché il Codacons é sceso in campo a favore del referendum giustizia?
Perché, in 40 anni di vita associativa, ha fatto della ricerca della giustizia la propria ragione di esistenza. Cittadini che non possono ottenere giustizia non sono cittadini.
Non teme sia troppo tardi?
No. Credo che la gente sia molto attenta sui problemi della giustizia.
Perché sinora, tranne rare eccezioni, é calato un velo di silenzio su questo importante referendum?
Perché se il referendum fallisce le cupole dei magistrati e il loro strapotere uso all’impunità continuerà a fare arbitrio, e produrre ingiustizia.
Cosa succederebbe se non si ottenesse il quorum?
Sarebbe grave. Ma se siamo comunque tanti a votare, la politica non potrà più ignorare il problema.
Cosa può fare il Codacons, a pochi giorni dal voto, per sensibilizzare i cittadini sulla necessità di votare?
Far capire che non è da paese civile fare durare un processo anche sette anni. Con giudici, e spesso anche avvocati, che portano avanti solo i processi che li fanno finire sui giornali. I furti in casa, una delle peggiori violenze all’intimità della famiglia, non vengono mai, dico mai, perseguiti dai giudici.
Come intendete portare avanti la vostra campagna referendaria?
Pubblicheremo una pagina sui quotidiani e sul nostro sito web. Faremo vedere alla gente gli arbitri dei giudici e la schizofrenia delle decisioni dei magistrati. Se un delinquente fa violenza a gente per bene, o manda a “fare in culo” una onlus come il Codacons, si trova sicuramente un pubblico ministero che, legato alla politica, lo perdona se ha milioni di followers. Al contrario, se una Onlus difende i bambini denunciando lo sfruttamento economico che genitori senza scrupoli fanno di quegli innocenti, esponendoli ai pedofili, si trova subito un PM che scende in campo per assolvere quegli sfruttatori. Una vergogna, possibile per la unicità delle carriere, per cui i PM accusano e i giudici, che vanno a pranzo o a giocare a tennis con i PM, gli danno sistematicamente ragione.
Perché pochi hanno sinora voluto mettere la faccia su questo referendum?
Perché i giudici sono impuniti (nessuno o quasi viene mai punito per gli errori che fa) e pericolosi. E tutti ne hanno paura.
Come convincerebbe il suo vicino di casa a votare si ai referendum?
Gli farei vedere la vergogna di quei giudici che scendono in politica e poi, con le porte girevoli, rientrano nella magistratura. Questo schifo con il “SI” finirà.
Perché i cittadini italiani che si lamentano sempre della giustizia rischiano di perdere un’occasione per riformare il sistema scoperchiato da Palamara?
Semplicemente perché i media non li informano. Nessun giornale ha spiegato, in modo semplice e comprensibile, a qualsiasi cittadino che vuol dire, e che danni ha fatto la guerra per bande nella magistratura. Rivelata da uno della banda, Palamara, che per ora è il solo che ha pagato.
Chi non vuole la vittoria del “si” al referendum?
Chi trova nell’attuale sfascio della giustizia (migliaia di persone vittime di errori giudiziari e processi che durano sette anni e mezzo) un motivo per non cambiare nulla nel nostro paese e negare i diritti ai cittadini.
Quale consiglio darebbe alla ministra della giustizia?
Abbassare subito i costi enormi della giustizia. Pensi che se un cittadino resta vittima di un abuso commerciale da parte di un’azienda, e vuole impugnare in tribunale una archiviazione dell’autorità antitrust, deve pagare un balzello (contributo unificato) di 6000 euro! Ovvio che nessuno se lo può permettere.
Quali sono le priorità del Codacons in materia di giustizia?
Sottoporre l’operato dei magistrati al controllo e al giudizio dei cittadini, che sono i veri fruitori di tale essenziale servizio pubblico.
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