La proposta parte dal Policlinico Federico II con una firma autorevole, quella della professoressa Maria Triassi. «La città è in una situazione disastrosa come se la pandemia da Coronavirus non ci avesse insegnato niente. Il verde? È in condizioni pietose e la manutenzione di parchi e giardini paradossalmente potrebbe rivelarsi dannosa per chi vuol rilassarsi in un parco pubblico». Dura, lapidaria nelle sue valutazioni, ma la docente di Sanità pubblica propone immediatamente soluzioni: «Mancano i giardinieri, non ci sono attrezzi per la cura del verde, il Comune non ha soldi. Di fronte a queste realtà – spiega Triassi – non ci si deve arrendere. Se il verde versa in quelle condizioni è giunta l’ora di invitare i cittadini a fare qualcosa: apriamo un tavolo di sinergie come ha proposto Giuseppe Gaeta, il direttore dell’Accademia di Belle Arti, e lavoriamo per aprire rapidamente un sito Salviamo Napoli organizzando una raccolta di fondi che il Comune può usare, ovviamente in totale trasparenza, per affrontare e risolvere il problema del verde».

Comune, Regione, Prefettura, facoltà universitarie, forze dell’ordine, conservatorio, centri musicali e teatrali e Unione europea dovrebbero partecipare al tavolo sinergico proposto dalla responsabile di un importante dipartimento universitario e della sanità pubblica. «Con Salviamo Napoli potremmo chiedere un finanziamento europeo facendo partire contemporaneamente una raccolta fondi e invitando i cittadini che si sentono coinvolti in un progetto salva-verde a versare una quota una tantum. Cinque euro, dieci euro su un conto corrente bancario dando al Comune la possibilità di organizzare con il tavolo sinergico nuove iniziative per salvare parchi e giardini». Da addetta ai lavori, Triassi ha idee chiare sul buco nero creato da chi amministra la città. Da tempo, al Vomero, accanto allo stabile in cui abita, ha chiesto a un abitante della zona di occuparsi della manutenzione di un tratto di verde. Lavoro che viene pagato dalla docente. «Con Salviamo Napoli c tante persone pagherebbero volentieri una cifra modesta per rivedere finalmente aiuole in fiore, alberi in buona salute e un verde che non sia deturpato da rifiuti, erbacce ed escrementi di cani. Dando una importante boccata di ossigeno al Comune, potremmo recuperare il verde sapendo che l’attuale stato di abbandono provoca anche asma e allergie.

Per pulire prati e aiuole non servono disinfettanti per eliminare pulci e zecche, ma – chiarisce la professoressa Triassi – sono necessari la cura delle aiuole e l’innaffiamento costante del terreno. Insomma, la normale manutenzione ordinaria». Parlando del verde abbandonato e maltrattato riemergono vecchi ricordi, come la disponibilità della facoltà di Agraria a occuparsi della piantumazione di alberi, finita nel dimenticatoio, o la possibilità di chiedere aiuto ai carabinieri dell’ex Forestale facendoli diventare operativi nel piano “Salva-Napoli” coinvolgendo anche le associazioni di volontariato sociale.

«La cura del verde è determinante per la qualità della nostra vita per diversi aspetti: nei mesi più caldi gli alberi garantiscono una preziosa ombreggiatura insieme con il ricambio di anidride carbonica e ossigeno. Se si continuano a tagliare alberi e alberi malati, com’è avvenuto a Posillipo e in via Boccaccio, limitiamo notevolmente il più sano e naturalmente ricambio di aria pulita. Salviamo Napoli però – ricorda la docente – non dovrebbe fermarsi alla cura del verde perché la città ha altre priorità da riattivare. I camion lavastrade che si erano rivisti durante il periodo di pandemia sono spariti. Attenzione alle autorizzazioni a costruire edifici molto alti: il Centro direzionale, con i suoi grattacieli, blocca i venti che provengono dal mare e questo comporta un aumento della temperatura in città che oscilla tra mezzo grado e il grado. Ovviamente al tavolo sinergico dovrebbe partecipare anche l’Asia che, come l’assessorato al Verde, è responsabile della crescita di parietarie che riempiono muri e marciapiedi. Purtroppo siamo in un imbuto – conclude la professoressa Triassi – dal quale possiamo uscire con Salviamo Napoli e con una raccolta straordinaria di fondi necessaria per far riprendere la città. Basta chiacchiere, partiamo».