Le profezie
Il coraggio di Bassolino: “Senza il Nord non si va da nessuna parte”

Il vero duello non è quello di cui tanto si parla. Non è tra De Luca e Fontana a proposito della fase 2 e dei checkpoint da prevedere tra Nord e Sud, tra Campania e Lombardia. Come far ripartire il Paese? Rispettando quali parametri? Permettendo a tutti di andare ovunque o introducendo nuovi limiti e nuovi controlli? Che non fossero questi i reali motivi del contendere lo abbiamo capito in via definitiva guardando “Porta a porta” l’altra sera. “Caro Vincenzo”. “Caro Attilio”. Alternando cordialità e pragmatismo, i due governatori hanno tenuto per un po’ le posizioni: permissivo il lombardo, intransigente il campano. Ma poi Vespa ha preso in mano un’agenzia e ha ricordato a entrambi le parole del premier. A questo punto è stato inutile continuare a recitare.
La fase 2 sarà una riapertura all’italiana, così che ognuno possa fare come meglio crede. “Sarà progressiva e omogenea”, ha detto Conte in Parlamento. Quasi un ossimoro. Cioè tutto e niente. E infatti il governo disporrà nazionalmente e le Regioni localmente. Come sempre. Il vero duello, allora, è quello di cui ancora non si parla. È tra De Luca e Fedriga. Entrambi vogliono le frontiere regionali. Ma il primo per tenere fuori il Nord contaminato e il secondo per tenere dentro i residui fiscali del suo territorio, cioè i soldi che il Friuli Venezia Giulia versa allo Stato. I soldi che servono per garantire servizi essenziali anche nelle aree meno ricche del Paese. Il vero duello – tra l’altro contestuale a quello in corso in Europa – è dunque sulle risorse da mobilitare. E da quel che si è capito ne vedremo delle belle. Anzi. Di sicuro non vedremo nulla che abbia a che fare con un valore ormai scolorito come la solidarietà nazionale. Mentre dal Nord è già partito il colpo contro i residui fiscali, infatti, da questa parte del Paese è stato già messo in canna quello in difesa del 34% degli investimenti al Sud.
Una quota fissa di cui si è parlato per decenni e che ora non solo è stabilità per legge, ma è stata anche richiamata nel recente piano pluriennale per il Mezzogiorno del ministro Provenzano. Prima ancora di quantificare i danni provocati dall’emergenza sanitaria, prima ancora di stabilire dove come e quando collocare le risorse, Nord e Sud già si preparano a battagliare secondo gli schemi di sempre. E pensare che a illustrare il piano per il Mezzogiorno era finita, per un evidente errore tipografico mai confessato, una foto di Duino, piccolo Comune sul mare vicino alla Trieste di Fedriga. Una immagine che ora potrebbe rivelatasi profetica.
“L’obiettivo della fotografia nordica – spiegò infatti il ministro – è dare il senso della vicinanza fra Alta Italia e Mezzogiorno e far intuire il beneficio unificante e comune a tutta l’Italia che verrebbe da una crescita del Sud”. E se ora le parti si fossero temporaneamente rovesciate? Se ora fosse il Nord ad avere bisogno della vicinanza del Sud? Finora un solo politico meridionale ha saputo guardare in faccia questa ipotesi. ”I nostri maestri ci insegnarono che senza il Sud l’Italia non sarebbe stata. Ora dobbiamo essere ben convinti che senza il Nord non si va da nessuna parte”. La frase è di Antonio Bassolino. L’ha scritta ieri in un articolo per il Corriere del Mezzogiorno. Di questi tempi, con i Saviano che invocano il processo alla Lombardia e i Feltri che sbottano in tv contro l’inferiorità dei meridionali, gli va dato atto del coraggio.
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