Se negli adulti il tempo che passa tra il primo tampone positivo e il primo dei due test negativi è compreso tra i 7 e i 23 giorni, nei bambini l’infezione da coronavirus può arrivare a durare anche tre mesi.

E’ quanto emerge da uno studio scientifico pubblicato sul ‘Journal of Infection‘ e realizzato dal professor Enzo Grossi e dal dottor Vittorio Terruzzi, rispettivamente Direttore Scientifico e Direttore Sanitario di Villa Santa Maria, Centro Multiservizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza con sede a Tavernerio, in provincia di Como.

Lo studio arriva in questi giorni dove a tenere banco è proprio il rapporto tra il covid-19 e i giovanissimi ad appena due settimane dall’apertura dell’anno scolastico. Stando ai dati raccolti dai professionisti di Villa Santa Maria è emerso che tra i bambini la carica del virus può subire oscillazioni consistenti, tornando a salire tra un tampone e l’altro fino a dare esito nuovamente positivo anche in pazienti che in precedenza si erano negativizzati.

Il caso più emblematico riguarda un paziente di 9 anni, positivo al coronavirus per ben 82 giorni. Il piccolo, con una forma di autismo e disabilità intellettiva, il 20 aprile aveva un po’ di tosse e naso che cola, la sera del 21 la febbre a 38,3, il 22 pomeriggio più nulla. Il giovanissimo paziente ha collezionato tamponi positivi per ben 12 settimane fino al 4 agosto, quando il test ha dato il primo esito negativo, poi confermato il 6 dello stesso mese.

Nel lavoro gli autori spiegano che la storia del piccolo rimasto così a lungo positivo “suggerisce come nei bambini paucisintomatici  possa essere rilevata una carica virale eccezionalmente elevata e di conseguenza l’eliminazione del virus può durare a lungo”.

Un paziente paucisintomatico presenta sintomi lievi di Covid-19: qualche colpo di tosse secca, una febbricola al di sotto di trentasette e mezzo che dura uno o due giorni, un generale senso di stanchezza. È la forma più difficile da individuare e da diagnosticare perché, avendo sintomi così modesti, spesso passa completamente inosservata.

Il bimbo di 9 anni in questione è stato mantenuto in isolamento per tutto il periodo, in cui peraltro è sempre rimasto asintomatico. La conclusione, spiegano gli esperti, è che “a prescindere dal fatto che abbiano o meno manifestato i sintomi dell’infezione da Covid-19, i bambini e i ragazzi che sono stati affetti dal coronavirus possono risultare positivi al tampone nasofaringeo per periodi che arrivano a sfiorare i tre mesi”.

“Il dato conferma l’importanza della determinazione delle cariche virali in soggetti con positività al Covid-19”. Quello della carica virale, ovvero della concentrazione del virus nell’organismo, “è un aspetto molto delicato e spesso trascurato”, evidenzia Grossi. “Normalmente ci si limita a definire se un soggetto sia positivo o negativo a Covid-19, ma nell’ambito della cosiddetta positività i valori di carica virale possono variare di oltre 10 ordini di grandezza, e questo può fare una grande differenza nel modulare l’intensità delle precauzioni da adottare”.

Giovanni Pisano

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