E niente. Marcello Viola non deve proprio diventare il procuratore di Roma. Pare esserci una sorta di “fatwa” sul nome del procuratore generale di Firenze. Pur non essendo mai stato coinvolto in chat o accordi sottobanco, Viola resta un magistrato vicino, come emerso dai racconti di Luca Palamara, al leader storico di Magistratura indipendente Cosimo Ferri. Quindi a quanto di più negativo, secondo una ben orientata vulgata, possa esserci nella magistratura italiana in questo momento.

Nonostante, infatti, due pronunce favorevoli nei suoi confronti da parte del giudice amministrativo, il Consiglio superiore della magistratura ha intenzione di guadagnare tempo. L’ultima novità questa settimana riguarda il rinvio della attesa decisione sul ricorso presentato dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi contro la nomina di Michele Prestipino a procuratore della Capitale avvenuta a marzo dello scorso anno. Giovedì il Consiglio di Stato, davanti alle istanze presentate dal Csm, da Prestipino e dallo stesso Lo Voi, ha rinviato la trattazione delle domande cautelari abbinandole al merito, e fissando per l’esame congiunto l’udienza pubblica dell’8 luglio 2021. Se qualcuno volesse pensar male potrebbe dire che ci troviamo di fronte al calcistico “biscotto”, l’accordo tacito fra due squadre in danno della terza. La decisione di chiedere il rinvio ha sorpreso un po’ tutti. Era stato proprio Lo Voi a chiedere il cautelare per l’urgenza di avere quanto prima una pronuncia sul punto.

La motivazione, da quando si legge nell’ordinanza, sarebbe per la necessità di “sviluppo delle difese e ulteriori impugnazioni reciproche”. Certamente tutto regolare, però è legittimo il sospetto che si voglia in qualche modo guadagnare tempo. La decisione stride con quanto avvenuto nel ricorso di Viola. I giudici amministrativi in quel caso avevano accolto l’istanza dei suoi difensori per una “sentenza breve”, risultando evidente il motivo del contendere, come la non corretta valutazione dei titoli del pg di Firenze rispetto a quelli di Prestipino. La conseguenza pratica sarà di congelare per diversi mesi la decisione su Roma. Viola rischia seriamente di trovarsi in mano della carta straccia. Dal Csm si sono affrettati a far sapere che prima di ogni decisione bisognerà aspettare la pronuncia relativa a Lo Voi. Viola, tecnicamente, ha ora una sola possibilità: chiedere l’ottemperanza della sentenza. In Italia, infatti, pur avendo ottenuto una pronuncia favorevole dal giudice amministrativo, non succede nulla.

È necessario chiedere, come detto, il giudizio d’ottemperanza. Una nuova udienza per ottenere una sentenza che obblighi finalmente l’amministrazione a eseguire il giudicato amministrativo. L’esito dell’ottemperanza non è scontato. Può anche tornare tutto in discussione. E comunque passa del tempo. Ed il fattore tempo è determinante nella partita per il procuratore di Roma. Più settimane passano, meglio è per Prestipino. Fra i prossimi mesi di novembre e febbraio si libereranno per raggiunti limiti di età dei diretti interessati tre posti chiave: Procura di Milano, Procura generale di Palermo, Procura nazionale antimafia. Voci molto attendibili affermano che sarebbe pronta una moral suasion ad altissimi livelli per convincere Viola a togliersi dalla testa Roma e ad accettare il posto che verrà lasciato libero da Roberto Scarpinato a Palermo, e Lo Voi quello di Federico Cafiero De Raho a via Giulia. In caso Lo Voi accettasse e rinunciasse anche egli a Roma, a Viola verrebbe offerto pure il posto di procuratore di Palermo.

Più complicata la partita di Milano. Il candidato, per tradizione ultra decennale, dovrà essere per forza una toga di sinistra. Ed essendo sia Lo Voi che Viola di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, è di fatto impossibile che uno dei due arrivi nel capoluogo lombardo. Per Milano si fa il nome del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Egli stesso ha dichiarato che presenterà domanda. Ma si tratta di una domanda con pochissime chance, soprattutto se Beppe Sala e la coalizione di sinistra dovessero rivincere le elezioni a sindaco di Milano il prossimo ottobre. Gratteri, pure lui vicino a Magistratura indipendente, non è certamente il tipo che apprezzerebbe di essere ringraziato in pubblico per aver fatto indagini secondo “sensibilità istituzionale”, come fece ai tempi di Expo 2015 l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi rivolgendosi a Edmondo Bruti Liberati.