La fuga di notizie relativa all’indagine di Perugia a carico di Luca Palamara costò il posto di procuratore di Roma a Marcello Viola. Quello che fino ad oggi era un semplice “sospetto” viene certificato dal Consiglio superiore della magistratura. Un reato, la violazione del segreto d’ufficio da parte degli inquirenti che passarono ai giornali le intercettazioni effettuate con il trojan durante l’incontro all’hotel Champagne, è alla base, dunque, della decisione dell’Organo di autogoverno delle toghe, come noto presieduto dal capo dello Stato, di stroncare la corsa di Viola a successore di Giuseppe Pignatone.

La circostanza emerge in maniera evidente leggendo la delibera con cui il Csm ha deciso di ricorrere avverso la sentenza del Tar del Lazio che nelle scorse settimane aveva annullato la nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma. La delibera di dare mandato all’Avvocatura dello Stato di presentare appello al Consiglio di Stato sarà discussa oggi in Plenum. Viola, procuratore generale di Firenze, era stato votato dalla Commissione per gli incarichi direttivi, la quinta, il 23 maggio del 2019. A lui erano andati quattro voti su sei. Uno ciascuno per Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, e Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze. Il successivo 29 maggio, qualche giorno prima che il Plenum si esprimesse con il voto finale, Repubblica, Corriere e Messaggero aprirono sull’inchiesta di Perugia con tre pezzi sostanzialmente identici. Repubblica aveva titolato “Corruzione al Csm: il mercato delle toghe”, il Corriere “Una inchiesta per corruzione agita la corsa per la Procura di Roma”, il Messaggero “L’accusa al pm Palamara complica i giochi per la Procura di Roma”.

«A seguito della pubblicazione su diversi quotidiani nazionali della notizia dell’esistenza presso la Procura di Perugia di un’indagine penale coinvolgente un ex consigliere e riguardante, tra l’altro, un presunto accordo per la nomina del procuratore di Roma intercorso tra il predetto, due politici ed alcuni consiglieri in carica, si verificava la dimissione dei consiglieri presenti all’incontro suddetto e, tra l’altro, la modifica della composizione della quinta Commissione», esordisce subito la delibera del Csm in difesa di Prestipino. «Considerata la situazione emersa dalle citate indagini – prosegue – la predetta Commissione riteneva opportuno, in data 25 luglio 2019, acquisire copia delle trascrizioni relative alle intercettazioni trasmesse dalla Procura di Perugia al Csm concernenti la copertura dell’ufficio di Procuratore della Repubblica di Roma».

«Nella seduta del 19 settembre 2019 dava conto di avere preso atto di detto materiale istruttorio e procedeva alla revoca, non già della proposta in favore di Viola (che, dalle notizie emerse, risultava essere il candidato al posto di Procuratore di Roma preferito dai partecipanti all’incontro di cui si è detto), ma di tutte le proposte in favore dei predetti tre magistrati, formulate nella seduta del 23 maggio 2019 dalla Quinta commissione», puntualizza quindi il Csm. «Con tale atto, il Consiglio specificava, pertanto, espressamente la ragione della revoca delle proposte, ovvero le informazioni derivanti dal materiale intercettivo trasmesso dalla Procura di Perugia, dalle quali emergeva il tentativo di condizionare l’esito della procedura concorsuale», conclude il Csm.

Il resto è noto. Il 23 settembre 2019 la quinta Commissione decise di procedere all’audizione dei concorrenti. Tale nuovo atto istruttorio, come emerge dalla delibera del 4 marzo 2020, contribuì «in modo decisivo alla formazione della volontà della Commissione» di puntare su Prestipino, all’epoca aggiunto a Roma, che l’anno prima non era stato preso neppure in considerazione dal Csm. In questa vicende Viola risulterà completamente all’oscuro delle “manovre” ordite da Palamara. Oltre al danno, dunque, la beffa. Viola, si ricorderà, il 23 maggio era stato votato da Piercamillo Davigo che poi virò la propria preferenza su Prestipino. Per la cronaca, infine, sugli autori della fuga di notizie non risultano essere state mai effettuate indagini.