L'asse con le Procure
La notizia dell’avviso di garanzia per Palamara servì per bruciare Viola procuratore di Roma?
Il Corriere della Sera ha la notizia dell’indagine di Perugia a carico di Luca Palamara ma non la pubblica subito: aspetta che avvenga il voto al Consiglio superiore della magistratura sul nuovo procuratore di Roma. Domenica sera, durante la trasmissione Non è l’Arena su La7 condotta da Massimo Giletti, è stata ascoltata per la prima volta la conversazione intercettata con il trojan fra l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati e Giovanni Bianconi, noto giornalista della giudiziaria del quotidiano di via Solferino.
L’episodio risale al 21 maggio del 2019. Bianconi si trovava nell’ufficio di Palamara a piazzale Clodio. Il magistrato, dopo essere stato potente consigliere del Csm, dal mese di ottobre dell’anno precedente era tornato al suo incarico di pm. Il giornalista è foriero di brutte notizie. Ha saputo che gli atti dell’indagine di Perugia a carico di Palamara sono stati inviati al Csm. «Mi dicono che dovrebbe(ro) essere arrivati a Roma», esordisce Bianconi. All’ex zar delle nomine, che ha presentato domanda per diventare procuratore aggiunto a Roma, trema la voce. L’avviso di garanzia notificato a mezzo Corriere della Sera rischia di stoppare quella che fino ad allora era stata una carriera inarrestabile.
«La partita degli aggiunti è scollegata», prosegue Bianconi.
«Aspettiamo e vediamo quello di che si tratta, no?», risponde Palamara. «In questo caso è solo De Ficchy (Luigi, fino al 2 giugno 2019 procuratore di Perugia, ndr)», aggiunge il giornalista, sottolineando che «tanti avevano capito se il procuratore provano a farlo prima dell’estate gli aggiunti dopo». «Voglio essere eliminato per via del merito e non per via giudiziaria», risponde più volte Palamara. Il Corriere il giorno dopo non pubblicherà la notizia. Aspetterà per farlo il 29 maggio. «Un’inchiesta per corruzione agita la corsa alla Procura di Roma. Palamara, candidato a un ruolo di aggiunto, è indagato a Perugia. Informato il Csm», scriverà il ben informato Bianconi.
Il 23 maggio precedente la quinta commissione del Csm, competente per le nomine dei magistrati, aveva votato per il successore di Giuseppe Pignatone, in pensione per sopraggiunti limiti di età dall’8 maggio. La maggioranza dei voti, quattro, erano andati a Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, iscritto alla corrente di destra di Magistratura indipendente. Un voto ciascuno per Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze ed esponente di Unicost, e Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, anch’egli di Magistratura indipendente. Per Viola avevano votato Antonio Lepre, togato di Magistratura indipendente, Piercamillo Davigo, i laici in quota Lega e M5s, Emanuele Basile e Fulvio Gigliotti. Il togato della sinistra giudiziaria Mario Suriano aveva votato per Lo Voi e quello di Unicost Gianluigi Morlini per Creazzo.
Il 29 maggio, comunque, la notizia dell’indagine di Perugia verrà riportata anche da Repubblica e Messaggero. Il quotidiano di largo Fochetti ricorderà che Viola è legato al deputato Cosimo Ferri, da magistrato leader indiscusso di Magistratura indipendente. L’arrivo di Viola a Roma segnerebbe una “discontinuità” con la gestione Pignatone, si legge nel pezzo. Una discontinuità che va evitata assolutamente. «Di Pignatone non dove rimanere neppure l’ombra: né vanni fatti prigionieri, come l’aggiunto Michele Prestipino, l’aggiunto Paolo Ielo o il sostituto Mario Palazzi», prosegue.
Quello che poi è successo dopo la fuga di notizie è noto: il voto su Viola venne annullato, Prestipino, con l’appoggio di Davigo, è diventato procuratore di Roma, Ielo ha sempre le indagini più importanti, e lo stesso dicasi di Palazzi. «C’è il terribile sospetto che ci possa essere stato un uso strumentale della giurisdizione», ha dichiarato in serata Andrea Reale, componente dell’Anm, commentando le tempistiche dell’indagine a carico di Palamara (i fatti contestati, come ha raccontato l’ex presidente dell’Anm da Giletti, furono fatti emergere dalla Procura di Perugia con notevole ritardo, proprio con lo scopo di far saltare la nomina di Marcello Viola, ndr). «La sensazione, ascoltando Palamara, è che ci sia stata una guerra fra fazioni», aggiunge Reale, stigmatizzando la fuga di notizie. «Mi auguro che si faccia chiarezza al riguardo e che vengano fatti i dovuti accertamenti».
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