Il trojan era acceso durante la cena di Luca Palamara con Giuseppe Pignatone e altri importanti magistrati di piazzale Clodio avvenuta la sera del 9 maggio del 2019 al ristorante Mamma Angelina ai Parioli. La clamorosa rivelazione è emersa dalla consulenza effettuata dalla difesa del giudice Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia e ora deputato di Italia viva. Ferri è attualmente sotto processo davanti alla Sezione disciplinare del Csm.

Il magistrato, leader storico di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, è accusato dalla Procura generale della Cassazione diretta da Giovanni Salvi di aver tenuto un comportamento “gravemente scorretto” nei confronti dei colleghi che concorrevano per il posto di procuratore di Roma e nei confronti dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli, finalizzato a “condizionare le funzioni attribuite dalla Costituzione all’organo di governo autonomo della magistratura”. Ferri aveva partecipato l’8 maggio del 2019, insieme all’onorevole Luca Lotti, all’ormai celebre dopo cena all’hotel Champagne insieme a cinque consiglieri del Csm e all’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara.

I loro colloqui vennero registrati mediante il trojan che la Procura di Perugia aveva inoculato nel cellulare dell’ex zar delle nomine, indagato per corruzione. Il disciplinare nei confronti di Ferri sta procedendo separatamente da quello dei cinque ex consiglieri del Csm. Il difensore di Ferri, l’avvocato romano Luigi Panella, ha affidato a due consulenti tecnici altamente specializzati il compito di capire l’esatto funzionamento del trojan. L’ingegnere elettronico Paolo Reale, presidente dell’Osservatorio nazionale di informatica forense, e il dottor Fabio Milana, perito iscritto all’Albo del Tribunale di Roma, hanno verificato la fondatezza di quanto affermato dell’ingegnere Duilio Bianchi della società Rcs di Milano che aveva fornito il trojan al Gico della guardia di finanza. Nella consulenza di oltre 600 pagine, depositata nei giorni scorsi al Csm le sorprese non mancano. Una premessa: il captatore in questione sarebbe stato interamente, e internamente, prodotto dalla Rcs, senza ricorso a soggetti esterni. La società, poi, non aveva fornito alcuna informazione tecnica di dettaglio in merito alle modalità di funzionamento del trojan.

Il virus, che trasforma il cellulare in una microspia, secondo la testimonianza dei finanzieri, veniva impostato per registrare per un tempo non eccessivamente lungo (5/8 ore) in quanto diversamente, avrebbe potuto determinare un consumo eccessivo della batteria. La selezione degli intervalli d’ascolto era decisa sotto la supervisione dei pm di Perugia con i quali i finanzieri si sentivamo anche due o tre volte al giorno. L’avvio della registrazione avveniva all’orario programmato per ogni giornata in maniera automatica e solo quando lo schermo del terminale era spento, interrompendosi quando lo schermo era acceso. Come era stato già riportato nei mesi scorsi dal Riformista, che aveva avuto modo di consultare gli atti depositati dalla Procura di Perugia, l’8 maggio del 2019, alle ore “1:33:53 PM” il maresciallo Roberto D’Acunto aveva effettuato la programmazione del trojan per il giorno successivo.

La fascia oraria in cui doveva accendersi era dalle “6:00:00 PM” alle successive “11:59:59 PM”. Il giorno dopo, il 9 maggio, il collega Gianluca Orrea, alle ore “11:45:13 AM” aveva modificato la programmazione, inserendo un nuovo orario: “2:00:00 AM”. Si trattava di un orario antecedente al momento in cui Orrea sta effettuando l’operazione. Tale modifica, di circa dieci ore prima aveva fatto “impazzire” il software, cancellando l’inserimento fatto dal collega D’Acunto. Come conseguenza, la cena fra Palamara e Pignatone, andato in pensione il giorno prima, non venne registrata. Agli atti di Perugia, infatti, non risultava essere depositato il relativo file audio. Circostanza non smentita anche dai finanzieri che erano stati sentiti nel turbo processo a carico di Palamara lo scorso anno.

Secondo i consulenti tecnici di Ferri, invece, il trojan era correttamente rimasto acceso, essendo impossibile un simile cambio di programmazione, inserendo un orario antecedente al momento in cui si effettua il nuovo inserimento. Palamara, durante la cena, aveva con se il telefono e fece anche delle telefonate, prontamente registrate. Dove si trova, allora, il file audio? Alla Procura di Perugia o negli uffici del Gico? Perché non è stato mai prodotto? Pignatone, Palamara e gli altri magistrati presenti alla cena pare fossero seduti anche in parte riservata del locale. L’audio, pertanto, con pochi rumori di sottofondo, sarebbe di buona qualità. L’avvocato Panella ha fatto sapere che chiederà questa registrazione.