Nominate Marcello Viola procuratore di Roma e poi dimettetevi. E quanto si sente dire da più parti in queste ore. Lo smacco subito ieri dal Consiglio superiore della magistratura non ha precedenti. La nomina più importante che doveva essere effettuata durante l’attuale consiliatura, il capo della Procura della Capitale, è stata bocciata per ben due volte dai giudici amministrativi. Un record. Sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno infatti affermato che il Csm ha agito in maniera “illegittima”, nominando un magistrato, Michele Prestipino, già aggiunto a Roma e fedelissimo di Giuseppe Pignatone, pur in assenza di titoli ed attitudini per ricoprire un incarico di tale importanza.

Il Csm, oltre a non tenere in considerazione i titoli posseduti da Viola, si era poi lanciato nella teoria del “radicamento territoriale”. Prestipino, secondo questo ragionamento, conoscendo la realtà romana per aver effettuato l’indagine “Mafia Capitale” doveva essere maggiormente valorizzato rispetto a chi, come Viola, aveva lavorato a lungo nel trapanese. Il Csm, sotto il profilo dell’importanza criminale, aveva di fatto ritenuto Matteo Messina Denaro un neofita rispetto a Salvatore Buzzi. E questa mattina gli avvocati del procuratore generale di Firenze procederanno, da quanto risulta al Riformista, all’immediata notifica della sentenza del Consiglio di Stato. Un’accelerazione improvvisa dal momento che, secondo fonti ben informate, il Csm sembrerebbe essere intenzionato a far “melina” e a prendere tempo, ad esempio aspettando l’esito del ricorso presentato dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, l’altro candidato bocciato, pur di non eseguire il giudicato amministrativo.

«È l’ennesima brutta figura un Csm senza pace», dichiara al Riformista il capogruppo in Commissione giustizia alla Camera, Pierantonio Zanettin. «Lo dico – prosegue il parlamentare di Forza Italia ed ex laico del Csm – con rammarico: i tanti magistrati che operano sulla trincea dell’impegno quotidiano, con totale abnegazione professionale e senza clamore, non meritano questo sconsolante spettacolo». «Peraltro ho sempre considerato scontato l’esito del ricorso. Secondo la circolare, un semidirettivo, come un procuratore aggiunto, non aveva nessuna possibilità di prevalere su un procuratore generale, che aveva già svolto con ottimi risultati la funzione apicale di procuratore della Repubblica su un fronte caldo come quello di Trapani», puntualizza Zanettin, secondo cui «il Csm ha fatto una forzatura, ed è stato punito».

Ma come si è arrivati a questa situazione? Il 23 maggio del 2019 la Commissione per gli incarichi direttivi aveva votato Viola per il posto lasciato libero qualche settimana per raggiunti limiti di età da parte di Pignatone. Una manina mai identificata, il successivo 29 maggio, aveva fatto arrivare al Corriere, Repubblica e Messaggero le intercettazioni effettuate con il trojan inserito nel telefono dell’ex zar delle nomine al Csm, Luca Palamara. In particolare i colloqui fra l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti e cinque consiglieri la sera del 9 maggio all’hotel Champagne di Roma. La fortissima pressione mediatica spinse alle dimissioni i togati coinvolti, aprendo al primo ribaltone della storia del Csm. Colloqui taroccati, come la celebre frase mai pronunciata “si vira su Viola” da Lotti, fecero passare il messaggio che il pg di Firenze doveva essere nominato a Roma per aggiustare il processo Consip, dove era coinvolto il deputato fiorentino, e regolare i conti in sospeso di Palamara contro l’aggiunto Paolo Ielo e la sinistra giudiziaria di Piazzale Clodio.

La votazione venne annullata, pur essendo il pg di Firenze all’oscuro di tutto, e in quella nuova Piercamillo Davigo, che aveva votato inizialmente Viola, si spese per Prestipino che a maggio del 2019 non era stato preso neppure in considerazione. «Viola è il candidato di Ferri e non verrà mai a Roma», dissero in maniera profetica a Palamara nei giorni caldi di maggio 2019 diversi magistrati della Capitale. Il Csm ha ora due strade. La prima è insistere su Prestipino, ma con le motivazioni “blindate” del Cds pare improbabile. La seconda è un cambio di scenario con la decisione della sinistra giudiziaria, che aveva voluto Prestipino, di puntare su Lo Voi, toga, come Viola, di Magistratura indipendente, la corrente conservatrice.

A Viola sembrerebbe che sia stato offerto, se rinuncia a Roma, il posto di Roberto Scarpinato, che andrà in pensione tra qualche mese, a Palermo. In questo incastro togato entra però in gioco anche la Procura di Milano. Il procuratore Francesco Greco andrà in pensione in autunno. Se Viola decidesse di presentare domanda per il capoluogo lombardo sarebbe un concorrente difficile da battere. Come competitor troverebbe il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Ma la decisione di notificare subito la sentenza, mettendo così pressione al Csm, lascia intentedere che il pg di Firenze voglia andare, anche per una questione di principio, fino in fondo e non lasciare cadere nel vuoto la partita romana.