David “Zeb” Fedi uscì di casa il 29 maggio del 2008 e scomparve nel nulla. Aveva 42 anni, di Livorno, artista celebre per i suoi quadri e i suoi graffiti. Una specie di Andrea Pazienza toscano che amava ritrarre il suo personaggio preferito: Diabolik. Il suo è un giallo che non è mai stato risolto. Di “Zeb” si sono perse tutte le tracce. Si è parlato di suicidio, di omicidio, di un brutto giro, di un incidente, di un affogamento mentre nuotava, di un libro inchiesta che lo aveva portato a una fine oscura. Il suo è caso ancora aperto.

David Fedi era diventato molto celebre in città a partire dagli anni ’80. Le sue opere avevano cominciato a riempire e tappezzare i muri sulle strade. Tantissimi graffiti, con il tag “Zeb” per l’appunto. E vicino uno schizzo, un autoritratto con la canna sempre in bocca. Il suo aforisma forse più celebre: “È vent’anni che mi sembra di parlà co’ muri”. Andava in giro sempre in giacca mimetica e camicia trasandata. Divenne sempre più famoso fino ad attirare le attenzioni di celebri galleristi.

Fedi venne esposto in mostre negli Stati Uniti, a Milano, a Bologna e anche nella sua Livorno. Per lui i galleristi restavano comunque “mercanti d’arte”. Era quindi diventato ormai noto anche oltre la Toscana. E ha sempre continuato a dipingere Diabolik in tutte le salse: fedele all’originale disegnato da Enzo Facciolo, in stile Modigliani o Roy Lichtenstein. Ancora oggi le sue opere valgono oltre mille euro.

Un paio di giorni prima della sparizione l’ultima telefonata alla madre: “Ho paura, forse non mi faranno più dipingere”. Poi più nulla. Le indagini furono interrotte dopo alcuni anni. Nessun risultato: di Fedi mai nessuna traccia. A casa sua vennero ritrovati il cellulare, due pistole scacciacani e l’abbozzo del suo primo libro. Proprio quest’ultimo lavoro resta ancora oggi la pista più battuta: “Zeb” aveva deciso di scrivere un romanzo inchiesta sulla criminalità sul litorale. Pare avesse anche i contatti con una casa editrice. Si dice anche che avesse ricevuto delle minacce anonime, anche se gli inquirenti non hanno mai rilevato niente di significativo su questo tono.

Fedi era andato in giro, sul campo, per la sua inchiesta interrogando persone, parlando con prostitute e altra gente di strada. Altre voci ancora: nel romanzo sarebbe comparso, anche se sotto uno pseudonimo, il “mafioso livornese” che reggeva il sistema dello spaccio e della prostituzione. Di quel libro non furono trovati che la bozza di un’introduzione e un indice dei capitoli. Lo scrittore livornese Gino Fantozzi alla scomparsa di “Zeb” ha dedicato il libro Zeb chi sei?, edito da Sillabe nel 2015.

Come ricostruito da Il Corriere della Sera i giorni prima della scomparsa l’artista fu visto agitato, come impaurito da qualcosa che non si è mai scoperto cosa fosse. Il graffitaro e pittore scomparso sarà tra i protagonisti della mostra allestita su Diabolik presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino, alla Mole Antonelliana, a partire da giovedì 16 dicembre. Un’iniziativa in concomitanza con l’uscita nelle sale del film dei Manetti Bros sul personaggio. Il suo resta un giallo ancora misterioso e irrisolto.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.