Mario Draghi, l’ex presidente della Banca centrale europea, è arrivato alle 11:55 al Quirinale per il colloquio di rito col presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che gli ha conferito l’incarico per la formazione del nuovo governo dopo il fallimento delle trattative per un esecutivo formato dalla vecchia maggioranza del Conte bis. Draghi ha accettato l’incarico “con riserva”, come riferito da Ugo Zampetti, segretario generale della presidenza della Repubblica.

“Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ha letto Zampetti nella dichiarazione di rito – ha incontrato il professor Mario Draghi, al quale ha conferito l’incarico di formare il governo. Il professor Draghi si è riservato di accettare con riserva”.

IL DISCORSO DI DRAGHI – “È un momento difficile – ha esordito nel suo breve discorso Draghi – il presidente Mattarella ha ricordato la drammatica crisi sanitaria con gravi effetti sulle persone, sull’economia e sulla società. La consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione“. L’ex numero uno della Bce ha spiegato che “con grande rispetto” si rivolgerà “innanzitutto verso il Parlamento, espressione della volontà popolare, dicendosi “fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile“.

Le “sfide” nominate da Draghi nel suo discorso sono “vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese“. Draghi ha ricordato che il Paese ha a disposizione “le risorse straordinarie dell’Ue, abbiamo l’opportunità di fare molto per il nostro Paese con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale”.

Dopo aver lasciato il Quirinale, non prima di aver chiarito di voler sciogliere la riserva al termine delle consultazioni, il presidente del Consiglio incaricato si è recato prima alla Camera e poi al Senato per comunicare ai presidenti delle Camera di aver ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica di formare un nuovo governo. Draghi ha quindi incontrato a Palazzo Chigi anche il premier uscente Giuseppe Conte per oltre un’ora.

LE REAZIONI – Per Nicola Zingaretti, segretario del Pd ancora ‘scottato’ dal flop delle trattative per la nascita del governo Con Ter, subito dopo il discorso tenuto al Quirinale da Mario Draghi ha sottolineato che “con l’incarico (a Draghi, ndr) si apre una fase nuova che può portare il Paese fuori dall’incertezza creata da una crisi irresponsabile e assurda. Siamo pronti a contribuire con le nostre idee a questa sfida per fermare la pandemia”.

Non solo. Zingaretti sul piano politico non molla la vecchia maggioranza Conte e ribadisce che “non bisogna perdere la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento 5 Stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia. Per affrontare questi temi chiederemo nelle prossime ore un incontro con il Movimento 5 Stelle e Leu”.

Sulla stessa linea anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Il dirigente Dem ha lanciato un appello ai 5 Stelle, ex colleghi di maggioranza, per appoggiare un eventuale governo Draghi: “Io oggi dico agli amici dei Cinque stelle: attenti, di fronte a problemi ancora più gravi a non rovesciare le parti; attenti, di fronte a un richiamo come quello di Mattarella e alla disponibilità di una personalità come Draghi a non produrre un esito paradossale: la maggioranza che si spacca e la destra disponibile per senso di responsabilità”, ha spiegato Franceschini.

Niente da fare però dal Movimento 5 Stelle, che su Draghi non vuole sentire ragioni. Secondo quanto appreso dall’AdnKronos, dopo il reggente Vito Crimi anche il fondatore Beppe Grillo ha bocciato l’esecutivo Draghi, chiedendo di restare compatti e leali con Giuseppe Conte. Il garante avrebbe chiesto ai gruppi parlamentari di continuare a sostenere il premier uscente e di non supportare il governo tecnico presieduto da Draghi.

Quanto al centrodestra la strada maestra, almeno ufficialmente, resta quella del ritorno alle urne, ma tutte le variabili restano ancora sul tavolo. Dal vertice della coalizione avvenuta oggi pomeriggio dopo l’incarico affidato dal presidente della Repubblica all’ex Bce Mario Draghi, per la formazione di un governo tecnico “di alto profilo”, sono emerse posizioni differenti. Per Matteo Salvini, che deve fare i conti con una Lega in cui l’ala riferibile a Giancarlo Giorgetti spinge per un governo di unità nazionale, la “strada maestra sono le elezioni”. Ma l’ex ministro dell’Interno ha anche chiarito che “se il professor Draghi ci incontrerà andremo ad ascoltare, a proporre e a valutare Non abbiamo pregiudizi”.

In collegamento via Zoom dalla Provenza alla riunione del centrodestra, Silvio Berlusconi si è fatto sentire chiedendo di andare alle consultazioni “e sentiamo cosa ha da dirci” Draghi. Prima di dare un giudizio sull’ex numero dell’Eurotower, che lo stesso Berlusconi rivendica di aver fatto nominare, Berlusconi vuole ascoltare i contenuti programmatici dell’ex presidente della Bce.

Di fronte a posizioni diverse e ad una possibile di un fronte che durante la crisi di governo del Conte bis si è dimostrato compatto, Giorgia Meloni da una parte ha ribadito l’indisponibilità di Fratelli d’Italia a sostenere un governo Draghi, ma dall’altra ha fatto anche un passo in avanti nel cercare di non distruggere la coalizione. La proposta formulata dalla leader di FdI è quella di arrivare ad un voto comune nei due rami del Parlamento, che non potrà essere altro che una astensione.

IL TOTO MINISTRI – I rumours fanno emergere i primi nomi che potrebbero entrare in un ormai possibile incarico a Draghi. Verso una normalizzazione il ministero della Giustizia, guidato da Alfonso Bonafede, forse il peggior Guardasigilli della storia, criticato aspramente da Italia Viva che aveva aperto la crisi di governo lo scorso 13 gennaio, e citato da Matteo Renzi come uno dei punti di rottura per una nuova maggioranza nel tavolo aperto da Fico. Potrebbe arrivare quindi il momento di Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale, come Guardasigilli. Altro successore di Bonafede potrebbe essere Raffaele Cantone, ex presidente dell’Anac, ora alla Procura di Perugia.

Osservata speciale di un nuovo esecutivo sarà la crisi economia. Quindi massima attenzione per il ministero dell’Economia. Uno dei nomi che circa è quello di Fabio Panetta, membro italiano dell’esecutivo della Banca Centrale Europea. Una figura di altro profilo che potrebbe sostituire Roberto Gualtieri e raccogliere l’eredità sul dossier aperto del Recovery Plan. Altro nome che si spende, e che si spende spesso anche per Palazzo Chigi in momenti del genere, all’Economia è quello di Carlo Cottarelli.

Incerta, a quanto si legge, anche la sedia di un ministro considerato intoccabile solo fino a qualche giorno fa: il ministero della Salute di Roberto Speranza, che dall’esplosione della pandemia da coronavirus ha visto crescere la sua esposizione ai media. Si fa il nome della professoressa virologa Ilaria Capua, direttrice dell’UF One Health Center presso l’Università della Florida, che ha già avuto un’esperienza parlamentare nella scorsa legislatura salvo poi dover lasciare l’Italia per una gogna senza troppa grazia o motivi. Altro nome che circola, per lo Sviluppo Economico, è quello di Enrico Giovannini, economista ed ex ministro del Lavoro del governo guidato da Enrico Letta. TcCom 24 scrive che non è escluso che il dicastero possa essere accorpato a quello delle Politiche Sociali. Potrebbe restare al ministero dell’Interno Luciana Lamorgese, invece. “Se dovesse andare a palazzo Chigi (Draghi, ndr) è probabile che si porterebbe dietro la persona di cui forse si fida di più, che viene dalla Banca di Italia ed è stato suo assistente per tutti gli anni alla Bce: Eugenio Sgriccia. O magari la portavoce di quegli anni da banchiere centrale, Karoline Schuller, ha scritto Franco Bechis su Il Tempo.

LE CONSULTAZIONI – Mario Draghi si sta preparando alle consultazioni con le forze politiche: dovrebbe cominciarle domani pomeriggio in uno studio di Montecitorio. Nel frattempo, il presidente del Consiglio incaricato ha fatto rientro in Umbria , a Citta’ della Pieve, dove sta profilando il quadro degli incontri. Grande attenzione anche ai rapporti con le parti sociali che, si ragiona in ambienti politici, potrebbero essere incontrate da Draghi a margine delle consultazioni con i partiti e, sicuramente, in un tavolo di concertazione, a governo fatto.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia