Lo strillone corre con un pacco di giornali trafelato e urlante: “Contrordine, compagni! La frase che avete letto sull’ultimo decreto del luogotenente contiene un errore! Dove dice “Portate senza paura i bambini al parco” non è corretta: dovete portare al parco un carretto con tutti gli allegati. Cittadini! Senza gli allegati al Dpcm i vostri bambini potrebbero esservi strappati affidati ad altre famiglie …”. D’accordo, un’immagine da incubo. Ma è vero. I bambini nel parco, oltre alla palla e il pannolino di ricambio, devono avere con sé anche il testo originale e lo storico in dodici puntate dei divieti dell’allegato otto. Infatti si dice che al punto 6 lettera B sull’accesso al pubblico nei parchi, sia stabilito che i bambini possono giocare soltanto nello “stretto ambito delle linee guida dell’allegato numero 8”. Che c’è scritto nell’allegato otto? E che ne so? Sono cavoli vostri saperlo. Io vi ho solo avvisato.

Niente parco. In una prima versione circolata il pomeriggio precedente c’erano involontarie citazioni di umoristi inglesi fra cui Jerome K. Jerome, quello di Tre uomini in barca sotto il nuovo titolo Tre uomini nel Covid in cui si raccontava che i funerali non possono contenere più di 15 persone alla volta tra le quali “il diretto interessato” e il celebrante, prete, rabbino, imam o ateo incallito. Il “diretto interessato” è uno che conta uno come tutti i grillini. Nell’edizione finale, dopo insulti e risate, l’hanno fatto sparire. Ma resta la prescrizione secondo cui puoi anche portare duecento persone in una grande chiesa per il tuo matrimonio, ma ne puoi invitare a pranzo solo una trentina, non importa quanto sia grande lo spazio. Hai una tenuta o un bed and breakfast di due ettari con mucche e cavalli? Chi se ne frega. Sempre trenta.
E poi è risolto con abilità il grande dubbio sulle differenze fra aperto (plain air) e chiuso, quanto alle mascherine. È qua e là divertentissimo, se vi regge l’emicrania e riuscite a leggerlo. La sostanza è quella già nota nel Regno di Napoli come Ammuina, protocollo della marina borbonica. Ricordate: Chi sta abbasc (dabbasso) vaga ‘n gopp, vada su, e chi sta su vada giù, chi sta a destra vada a sinistra” eccetera. In inglese si dice big fuss: fate casino, dimostrare che siete impegnati e ce la farete.

Per la mascherina, uguale. Teoricamente, tutti coloro che sono all’aperto devono avere la mascherina ma sono esentati dall’indossarla – attenzione – coloro che stanno facendo “attività fisica”. All’inizio si era autorizzato soltanto lo jogging, la corsa, ma poi è stato chiarito che anche chi saltella, o rotea le braccia, fa flessioni o semplicemente marcia, è in legittima attività fisica. Non sono prescritte velocità particolari perché la differenza di età e condizioni fisiche lo impedisce. Ma se fate l’ammuina con un minimo di diligenza, per esempio stare seduti in panchina ma roteando i pollici ad una accettabile velocità, potrete sostenere di essere in attività fisica. Non è geniale? Ma sì, dài. Del ritiro veloce e con rossore della norma anti-irruzione in casa con sfondamento della porta e identificazione di chi sta mangiando, è rimasta una pallida raccomandazione moralista: tutti sono richiamati a comportarsi come bravi bambini. Grazie, Graziella e grazie al cavolo. La verità è che l’idea di una coercizione con limitazione della libertà – che teoricamente potrebbe avere anche senso in alcune scandalose circostanze di violazione – non ha e non potrebbe avere alcuna legittimazione legale. Il documento nel suo complesso ha uno stile metafisico e archeologico. Si vede che come la camicia di Arlecchino è fatto con molti avanzi e stracci cuciti alla meno peggio da molte mani e altrettanti piedi, senza alcun particolare intervento del cervello.

Manca una guida, una identità e questo non fa ridere affatto perché ci sembra che il più grave difetto di questi ordini da capatàz emessi dal Palazzo manchino del principio dell’autorevolezza. Citazione filmica? Va bene. Citazione filmica. Tutti hanno visto (a mio parere mediocre, ma è piaciuto moltissimo lo stesso) il film su Winston Churchill con il famoso discorso in cui Winnie disse al proprio Paese che avrebbe accettato di combattere contro Hitler, il più forte nemico del mondo perché “we shall fight on the streets, we shall fight on the hills, combatteremo nei cieli e sulla terra, e non ci arrenderemo mai”. Il polo unito combatté, ingoiò morte sangue e bombe, senza segni di cedimento. Quella si chiama forza morale di una leadership in cui il popolo si riconosce. Poi – questa è la democrazia – dopo aver combattuto e vinto guidati da Churchill – gli inglesi lo licenziarono e votarono per il socialista Clement Attlee.

Ma oggi quel che manca totalmente agli italiani è una leadership e dobbiamo dire a Conte che sta sprecando le occasioni con la sua verbosità televisiva e le sue antologie luogotenenziali piene di allegati. Chiedo scusa per aver usato l’aggettivo luogotenenziale che forse non dirà nulla ai più giovani. Ma ci fu un breve periodo in cui l’Italia non era più un regno e non ancora una repubblica, il re se n’era andato e suo figlio Umberto in attesa dell’esito del referendum che perse, assunse il titolo di luogotenente del regno, una specie di vicario o commissario e con quel titolo firmava una quantità disturbante ei decreti e leggi, tuttora validi e portano la firma luogotenenziale. Fa ridere? Non so. Ma questo gruppo di governo che sforna un malloppo di norme cretine, imprecise, vaghe e che si tengono attaccate tra di loro con una serie di allegati citati per numeri e lettere come le targhe delle macchine, sembra totalmente analfabeta quanto a tecniche della comunicazione, non parliamo della semplificazione. Sono soltanto schiaffi: non capisci? Peggio per te. Io, quello che dovevo dire l’ho detto, comprati un carrello e mettici gli allegati.

Questo lo spirito. Forse a Palazzo Chigi non hanno capito che non si deve giurare che le scuole non chiuderanno e che non ci sarà un nuovo lockdown, soltanto perché tutti speriamo che così possa reggere. Ma è una dichiarazione ideologica perché il fatto che le contaminazioni avvengano soprattutto in famiglia, suggerisce che proprio i bambini – per loro fortuna esenti da sintomi – possono impestare la famiglia e far fuori i nonni che li fanno vivere con la loro pensione. Fermate la Azzolina, per favore. Imbavagliatela. In un webinar curato da Motore Sanità cui ho partecipato insieme a una quantità di medici e scienziati che sono sul campo, ho imparato che degli asintomatici il 49 per cento sono in grado di infettare i sani senza saperlo mentre l’altra metà no. Ma si possono riconoscere gli uni dagli altri? No. Conseguenze? Le lasciamo come esercizio di logica a chi ci legge. L’intero documento potrebbe riassumersi in una indicazione facile da capire, ma proprio perché poteva sembrare facile è stata lardellata e appesantita dall’inutile e dall’inspiegabile, ma con un tono accidioso e autoritario, sgarbato e privo di quella qualità che in inglese si chiama “friendly” .

Il malloppo è un editto nemico scritto in ostrogoto dal comandante della piazza che promette arresti e fucilazioni, ma con il fucile a tappo. Quale avrebbe potuto essere la via “friendly” per questo o altri decreti? Basta guardare la letteratura dei casi analoghi nei paesi di lingua inglese, o anche nordeuropea: si spiegano con serietà e franchezza i rischi, si enunciano gli obiettivi, poi si avverte che tutte le decisioni non possono che essere provvisorie perché la pandemia richiede non già l’uso della Scienza come se fosse la cupola dei mammasantissima in camice bianco, ma delle scienze empiriche che procedono – tutte e inevitabilmente – per tentativi, errori e correzione di errori. Da Barkley in poi, mettiamoci anche Galileo, medici e alchimisti, si fa così: bandiera gialla della quarantena e poi come diceva Napoleone quando gli chiedevano qual era il suo segreto, “si improvvisa, un passo per volta”.

Il tono invece di questo malloppo avvelenato dai rinvii agli allegati delle puntate precedenti, è apodittico, ridicolo, sentenzioso, sgrammaticato e senza una sola personalità. Dunque, fa anche ridere perché non si fa rispettare. Bastava dire quanti esseri umani per unità di superficie e a quanta distanza l’uno dall’altro, possono trovarsi qualsiasi cosa facciano. Salvo correre in mezzo alla gente spargendo umori corporei. Alla lettera F del punto 6 si dice che se fai uno spettacolo teatrale o concertistico, puoi ospitare fino a 200 persone senza indicare i metri quadrati. E però se si tratta di uno stadio di calcio, che può ospitare 80 mila persone, la quota dei presenti resta uguale: sempre mille. Benché i teatri abbiano un solo ingresso e una sola uscita e tutta la gente si accalchi. È un omaggio alla cultura, sostenere che se si tratta di un concerto si può stare stipati come sardine, ma se si guarda una partita no? E per i teatri non si indicano i metri quadrati. Bizzarro. E i matrimoni? Puoi radunare in chiesa fino a 200 persone, ma a tavola solo trenta.

Gli altri devono andare in rosticceria. Il governo tuttavia ha lavorato di fino nei media televisivi, dove sembra che la parola d’ordine sia quella di considerare grazioso, lodevole, accettabile e tenero quel che viene dalla sporca dozzina di burocrati amanuensi che non hanno la più pallida idea di che cosa sia il rispetto del cittadino cui è dedicato il documento (che è un manuale di comportamento) e non è neanche colpa loro, perché i funzionari sono funzionari, gli impiegati anche e vengono da una tradizione nemica della chiarezza.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.