Il vero partito che non c’è oggi è il Ptd: Partito trasversale draghiano. Non ha bisogno di insegne e schieramenti. Equivale al fronte che nel secolo scorso sostenne il conservatore Churchill nel Regno Unito o il progressista Roosevelt negli Usa. Oggi la guerra non è nelle nostre case. Ma ci sfiora, ci sfida, ci assedia. Serve un sussulto di orgoglio e di coraggio. E può venire solo dalla lucidità politica e strategica dell’unico leader che con i balbettanti colleghi dell’Europa prima parla da tecnico e poi di colpo alza la voce: “Dite no al debito pubblico, dite no al mercato unico, dite no alla creazione di un’unione dei mercati dei capitali. Ma non si può dire di no a tutto!”. È la versione 2025 del famoso “whatever it takes” con cui il presidente della Bce ha difeso l’Euro durante la crisi del debito e durante la pandemia.

Europa “unico Stato”

Il suo monito ad agire come se si fosse “un unico Stato” – sul debito, sulla Difesa, sull’energia e sulla politica industriale – ha lo stesso valore del Next Generation EU. È l’investimento non più rinviabile sulla dignità delle generazioni future. Draghi sembra l’unico, fra gli statisti, ad aver compreso che l’asse Trump-Putin e la sponda esterna di Xi Jinping sono un’aggressione non tanto e non solo all’Ucraina di oggi, ma a tutto il mondo libero di oggi e soprattutto di domani. Nel vuoto della politica, è la voce di un banchiere a richiamare tutti alla realtà. Il sistema in cui abbiamo prosperato, e in cui ci siamo a lungo crogiolati, è stato prima corroso dall’interno – per via della debolezza delle cancellerie europee e dei loro egoismi nazionali – e poi abbattuto a spallate da un presidente americano che vede il mondo come un enorme ring dove vince chi colpisce prima e più duro. Nulla di più lontano dalla visione della solidarietà democratica e atlantica su cui gli Stati Uniti hanno costruito la loro vera leadership, che è stata valoriale e ideale prima che economica.

Da grillo parlante al partito transnazionale

Draghi merita di uscire dal ruolo di grillo parlante o di convitato di pietra della politica europea. Per usare una felice espressione che fu di Marco Pannella, è il momento di un partito davvero transnazionale. L’Europa come condominio litigioso e dominato dalle gelosie nazionali non è più sostenibile. Anzi, diventa pericolosa per tutti, perché la lentezza delle decisioni è sempre più un lusso imperdonabile. Nonostante la ferita di un partito di governo, la Lega, esplicitamente putiniano, grazie a Giorgia Meloni l’asse politico italiano è saldamente atlantico.

Superare la retorica del sovranismo

È necessario superare del tutto la retorica del sovranismo per incontrarsi con partiti e personalità schierate al centro o a sinistra, e poi portare con forza in Europa la linea di Draghi. Chi mira al piccolo cabotaggio, si faccia da parte: anche l’Euro, negli anni ’80, sembrava un’utopia. E oggi in gioco c’è ben più di una moneta. Ci sono la democrazia, la libertà e la pace. È indispensabile agire subito, prima di svegliarci un giorno e scoprire che quei “no” li abbiamo detti a noi stessi e al nostro futuro.