Il silenzio. All’attacco frontale di Giuseppe Conte il PD di Elly Schlein ha reagito con dei rossori di circostanza. Si potrebbe ipotizzare che ha trattenuto a stento le lacrime. Del resto, quando giochi tutta la tua partita sul terreno del moralismo salvifico e redentore, stai giocando su un terreno in cui altri sono molto più bravi di te. In questo, il frequente paragone fra Meloni e Schlein non regge proprio. In passato, Giorgia ha pure cavalcato alcune campagne giudiziarie, ma al governo ha cambiato linea e linguaggio. Elly, invece, sembra paralizzata da un riflesso che di politico ha ben poco: inseguire l’idea del partito immacolato. Quindi, poca attenzione a proporre ricette di governo e moltissima agli effetti scenografici delle piazze declamanti nobili princìpi.

La questione morale

La storia non è nuova, e non è solo sua. Per il PD, però, è ancora più antica: nasce circa quattro decenni fa, quando “la questione morale” diventa per il PCI l’unico argine polemico contro il dinamismo e il piglio innovatore di Bettino Craxi. I “ragazzi di Berlinguer” ereditano quelle parole d’ordine e le trasferiscono 10 anni dopo nella saga della rivoluzione giudiziaria. Da allora, per la sinistra, l’evocazione del Bene che svetta sulle umane miserie resta un chiodo fisso. La strenua lotta si concentra a lungo sul Berlusconi che Nanni Moretti ribattezza come Caimano, perfetto bersaglio di ogni invettiva, personificazione della necessità di esistere: se Satana è fra noi, possiamo noi esimerci dalle sante crociate?

Il personalismo suicida

Poi, nel 2014, a vent’anni esatti dall’imprevisto-Berlusconi, succede un fatto ancora più imprevisto: sulla scena irrompe Matteo Renzi. Agli occhi dell’apparato, è un micidiale mix di modernismo e spregiudicatezza, che spazza via il santuario che fu di D’Alema e Prodi. Anche Renzi, per la verità, si concede allo spirito del tempo e impugna la spada del rottamatore. Ma avvia una stagione di riforme che dalle istituzioni al lavoro, dagli esteri all’istruzione per la sinistra scrive un nuovo vocabolario. I suoi eccessi lo portano rapidamente dalle stelle alla polvere, secondo un cliché di personalismo suicida che negli anni seguenti sarà anche di Beppe Grillo e Matteo Salvini. Ma la strada era comunque tracciata. Peccato che né Enrico LettaNicola Zingaretti si sogneranno di seguirla. Il PD resterà sospeso nel limbo del partito di estremismo e di governo, schermato dal draghismo tecnocratico ma intimamente pronto a tornare ai fasti delle origini.

Il più puro che ti epura

Accade con Elly Schlein. Figura inattesa e fresca, oscillante fra piazze, salotti e vagheggiate armocromie, Elly è l’interprete perfetta per il nuovo ciclo del politicamente corretto. Il partito della ZTL, del resto, adora le belle parole e le non-scelte. Non stupisce, quindi, che quando parte l’operazione-Puglia, basata su qualche caso di malcostume su cui costruire una nuova mafia-story, la leader del PD resti immobile. E se Giuseppe Conte la infilza con una sorta di processo politico al suo gruppo dirigente, lei cosa ti inventa? Che il processo di Conte non va bene, non perché vent’anni di governo locale vanno pur difesi, ma perché il processo al suo partito deve farlo lei. Quando giochi a fare il puro, trovi sempre uno più puro che ti epura, diceva Pietro Nenni. Ma Nenni cosa ne sapeva dei trucchi della ZTL?

Sergio Talamo

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