Il passaggio di direzione non è stato semplice, con qualche sgrammaticatura istituzionale che si poteva evitare, anche per rispetto dei candidati. Ma il Salone ha avuto sempre una vita avventurosa. Nel momento di passaggio tra il grande Ernesto Ferrero e Nicola Lagioia, il Salone, non dimentichiamolo, era in pericolo. Era messo in discussione in parte dai conti, in rosso, ma in parte dalla cupidigia di Milano e di grandi editori milanesi, che tentarono lo scippo. Ricordo bene quei giorni perché coincidevano con la nascita della Nave di Teseo. La difesa del Salone di Torino è stata una delle prime decisioni politiche della Nave di Teseo. L’errore di Milano fu non la qualità della proposta – scelse direttori di assoluto livello (Chiara Valerio e Andrea Kerbaker) – ma di sottovalutare il radicamento del Salone nella città. Torino e il Salone vivono in simbiosi, si rafforzano a vicenda. E anche in quella edizione del 2016, senza i grandi editori, la città si strinse intorno al Salone, determinandone il rinnovato successo.

Anche l’editoria, media e piccola, abbracciò con entusiasmo nuovo il Salone, e questo fu il secondo errore di valutazione dei grandi gruppi editoriali milanesi in quegli anni: pensare che potessero, da soli, bastare a se stessi, e dare una spallata a Torino, dopo anni di consolidato lavoro. Invece il mondo dei libri intese confermare il ruolo di crocevia del Salone: Torino apre la stagione estiva, che vale quanto, se non più, della stagione autunnale, delle “strenne”, così detta.

Ma fin qui è il valore della storia, il cui peso è sempre difficile da calcolare, ma comunque è prudente non sottovalutare. Su di esso si innesta il genio del singolo. E qui Nicola Lagioia ci ha messo il proprio, di genio, raccogliendo una eredità sontuosa come quella di Ernesto Ferrero. Ci ha messo la capacità di ascolto delle proposte ma anche delle esigenze degli editori grandi, piccoli e medi. Ci ha messo coraggio: dando vita, in pochi mesi, a un Salone autunnale, nell’anno del Covid, sfidando le convenzioni e le convinzioni. Ha inventato sezioni, scovato temi e forgiato titoli a effetto. Non ha mai avuto paura di trasformare la qualità in quantità e di dare qualità alla quantità, che poi è la missione di chi lavora nel mondo culturale. Nicola lascia un festival libero , sognante, popolare e di lotta. Una festa di Torino e del mondo dei libri, che non ha frontiere.

Chi è bravo ha un dovere, lasciare eredità difficili e collaboratori capaci di fare bene anche con i successori. Nicola ha adempiuto, con la gioia di tutti, a questo dovere. Per questo la Nave di Teseo ha deciso di festeggiarlo, tutta la notte, all’Hiroshima Mon Amour, venerdì 19, con un CONCERTOPERLAGIOIA (nomen omen), di Extraliscio, Davide Toffolo e DJ Vannelli.

Il Salone è un tempo sospeso, dove accade qualcosa di unico: alla Buchmesse di Francoforte – che è una fiera dei diritti, dove si incontrano editori da tutto il mondo per comprare e vendere i diritti, appunto, dei libri che si leggeranno – si parla di quanti lettori ci siano in Italia (sempre pochi, sempre meno e sempre meno che in Francia, Germania, nei paesi nordici).

Nel tempo del Salone di Torino, invece, che è un Salone degli scrittori e dei lettori, il tema non si pone neppure: è una festa, in cui compare in scena solo il mondo che legge, come se tutto il mondo amasse leggere, toccare e sfogliare i libri. Così al Lingotto, in questi giorni, monta un’aria di generale euforia, come un vento che spira dal Paradiso, direbbe qualcuno.