A quasi una settimana dall’incidente avvenuto domenica 16 aprile su Ponte Matteotti a Roma, coinvolgendo il Suv dell’attaccante della Lazio Ciro Immobile e un tram Atac, ancora non è chiara la dinamica dell’impatto che ha provocato il ferimento di 12 persone, tra cui lo stesso bomber, le figlie di 10 e 8 anni e il conducente del mezzo più alcuni passeggeri.

Mancanza di chiarezza anche perchè i due protagonisti principali dell’incidente, lo stesso Immobile e il macchinista dell’Atac, hanno fornito versioni opposte. Il conducente del tram ha spiegato alla polizia municipale che il tram è stato colpito dall’auto “dopo che ero partito con il semaforo verde, ci è arrivata addosso come un missile”. Il bomber della Lazio, assistito dal legale Erdis Doraci, sostiene invece che il mezzo pubblico sia “passato col rosso”.

Non aiutano neanche le versioni dei fatti ‘proposte’ da tre testimoni oculari che si sono recati dai vigili urbani del gruppo Prati, delegati all’indagine, due giorni dopo lo scontro. La Municipale sta verificando l’attendibilità dei loro racconti: potrebbero essere sentiti nuovamente e, nel caso dovessero emergere contraddizioni nei loro racconti, rischierebbero la denuncia per false dichiarazioni. Gli investigatori vogliono chiarire innanzitutto se i tre fossero realmente presenti su Ponte Matteotti la mattina dell’incidente: tutti hanno riferito in una memoria scritta, scrive Repubblica, di aver visto il Land Rover di Immobile partire con il verde. Doraci, avvocato del calciatore della Lazio, d’altra parte ha rimarcato allo stesso quotidiano che “noi non abbiamo cercato o presentato nessun nuovo testimone”.

Da chiarire anche la velocità al momento dell’incidente dell’auto di Immobile. Il calciatore ha sempre sostenuto che procedeva a una velocità inferiore ai 50 chilometri orari, ma per conferme definitive servirà una perizia tecnica. Secondo gli esperti del sito Cityrailways, la Land Rover del calciatore quando ha colpito il tram viaggiava invece ad almeno 80 chilometri orari.

Al momento appare chiaro invece, al contrario di quanto evidenziato subito dopo l’incidente, che lo scontro non è avvenuto per un malfunzionamento dell’impianto semaforico: la Roma servizi per la mobilità ha infatti assicurato che al momento dell’incidente erano perfettamente funzionanti.

Altra carta che si stanno giocando gli investigatori del gruppo Prati è l’accertamento sugli smartphone di Immobile e del macchinista. Un atto dovuto, sottolinea Repubblica, consentito dalla legge 689 e che prevede la possibilità di “procedere ad ispezioni di cose e di luoghi diversi dalla privata dimora, a rilievi segnaletici, descrittivi e fotografici e ad ogni altra operazione tecnica”.

Chiaro ovviamente il motivo di tali accertamenti: scoprire se l’incidente di domenica scorsa sia stato provocato da una eventuale disattenzione alla guida di uno tra il calciatore e il tranviere.

In ogni caso, malgrado le versione contrastanti sulle eventuali responsabilità dello scontro, nei giorni scorsi Immobile ha fatto recapitare un telegramma distensivo al tranviere: “Che incidente, per fortuna non ci siamo fatti male. Ti abbraccio“.

Avatar photo

Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.