L'episodio in Provincia di Treviso
Insulti razzisti all’arbitro in Seconda Categoria, Mamady Cissé fischia la fine e se ne va

Nessuna spiegazione, neanche ai capitani: fischio finale, tutti a casa, partita finita. Mamady Cissé ha deciso così dopo che dagli spalti di un campo di provincia è stato insultato dal pubblico. Colpevole di aver fischiato un calcio di rigore. E di avere la pelle nera: insulti razzisti. È successo domenica, a Loria in provincia di Treviso. Un episodio raccontato da La Tribuna di Treviso. “Basta alle aggressioni agli arbitri. Io oggi sono Cissé”, ha dichiarato il presidente della Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) Gabriele Gravina.
Bessica-Fossalunga. Partita valida per il campionato di Seconda Categoria. 87esimo. Cissé fischia un rigore per la squadra ospite. Calcio di rigore trasformato, 1 a 1. A quel punto gli insulti razzisti – a quanto pare proferiti da una sola persona sugli spalti. L’arbitro non ha lasciato passare: nessuna spiegazione neanche ai capitani, ha lasciato il campo, ha firmato il registro e si è allontanato infastidito. Nessuna spiegazione neanche all’osservatore arbitrale. I ragazzi sul terreno di gioco sono rimasti per una decina di minuti ad aspettare, prima di capire che l’unica cosa da fare era rientrare negli spogliatoi. Sarà il giudice sportivo di Treviso a decidere sull’esito della gara.
Cissé, classe 1987, è nato in Guinea. Da sette anni è nella sezione Aia (Associazione Italiana Arbitri) di Treviso, impegnato nel sociale oltre che in attività di volontariato per il suo Paese d’origine. Un fratello gemello diventato medico in Francia. È legalmente affidatario con la moglie di dieci bambini della Guinea, due dei quali si sono uniti alla famiglia in Italia: in tutto quattro figli. Raccoglie regolarmente indumenti e cibo che spedisce in Africa, ha fondato l’Associazione “Ambetale” che nella sua lingua di origine significa “In comune, a disposizione di tutti”.
“Dietro al costante sorriso e alle frasi motivazionali, però, c’è una storia – scriveva la sezione di Treviso dell’Associazione Italiana Arbitri raccontando la sua vicenda – che parte nel 1987 dalla Guinea, suo Paese d’origine, e porta Mamady a recarsi in Italia, con l’obiettivo di lavorare e supportare economicamente gli studi del gemello, poi diventato medico in Francia. Lavori duri e faticosi temprano maggiormente Mamady che, dopo qualche anno, si trasferisce a Treviso dove comprende che l’investimento per il futuro della sua famiglia passa anche attraverso la propria istruzione. L’abnegazione e il supporto di un’ulteriore famiglia originaria della Guinea, che lo ospita, gli consentono di completare con merito il percorso formativo, conseguendo anche una borsa di studio”.
Lui stesso raccontava, nell’articolo dal titolo “Un arbitro al servizio del prossimo”, in questi termini della sua passione dell’arbitraggio: “Per me essere arbitro ha un significato fondamentale, mi ha aiutato a integrarmi in una seconda famiglia, a crescere e a maturare. Ora posso restituire ai giovani quello che mi è stato donato, trasmettendo loro la mia grande passione per l’arbitraggio. In allenamento corro dietro ai ragazzi, non voglio render loro le cose facili, sono loro che devono raggiungere i propri obiettivi; io sono dietro per spronarli e supportarli”. Passione macchiata lo scorso fine settimana dall’episodio razzista.
“Bisogna dire basta alle aggressioni agli arbitri, soprattutto giovani. Ieri c’è stato un caso di un ragazzo in seconda categoria e per un rigore concesso non si può interrompere la partita per cori razzisti. Io oggi sono Cissé, tutto il calcio e Cissé e deve combattere questa forma di cultura becera che deve essere espulsa dal nostro sistema – ha detto Gravina a margine della presentazione del Report dell’Aic Calciatori sotto – Al di là dei casi di violenza fisica che nelle nostre competizioni sono diminuiti notevolmente, c’è una sorta di tribunale pubblico sui social che desta grandissima preoccupazione. Tutto ciò richiede un intervento drastico da parte nostra, un’azione di sistema per contrastare forme di violenza legate a leoni da tastiera”.
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