Il ritorno del “Re” assetato di vendetta politica. Il trionfo dell’ultradestra razzista e dai tratti marcatamente fascisti. Una sinistra ridotta a mera testimonianza parlamentare. Il martedì nero d’Israele è ancora più nero dei più oscuri presagi della vigilia. A spoglio quasi ultimato, la coalizione dell’ex premier Benjamin Netanyahu avrebbe 65 seggi, di cui 32 assegnati al suo partito, Likud, 14 a Sionismo religioso, 11 e 8 rispettivamente ai partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism.

Il partito centrista di Yair Lapid, Yesh Atid, si sarebbe aggiudicato 24 seggi, mentre il partito di Unità nazionale di Benny Gantz 12, quello del ministro delle Finanze Avigdor Liberman, Israel Beiteinu, 5 e il partito laburista 4. I due partiti arabi Hadash Ta’al e Ra’am hanno entrambi superato la soglia di sbarramento, conquistando 5 seggi. Appare invece ancora incerto il destino del partito di sinistra Meretz e del partito arabo Balad, al momento fuori dalla Knesset per pochi voti. Meretz si attesta infatti al 3,2% dei voti generali, al di sotto del 3,25% richiesto, ma rimangono ancora da scrutinare circa 570.000 “voti a doppia busta”, ovvero voti che sono stati espressi dagli elettori in cabine che non erano quelle loro assegnate, tra cui soldati, funzionari elettorali e poliziotti in servizio durante le operazioni di voto, diplomatici in servizio all’estero, portatori di handicap e pazienti con il Covid che hanno votato in cabine elettorali speciali.

Lo spoglio di questi voti è iniziato ieri sera e verrà completato entro la mattinata di oggi. Tuttavia, anche se Meretz dovesse farcela, il blocco guidato dal 73enne Netanyahu , il premier più longevo nella storia d’Israele, potrebbe sempre contare su 61 seggi e formare un governo. L’affluenza alle urne è stata del 71,3%, la più alta dal 2015. ”Siamo vicini a una grande vittoria”, ha proclamato Netanyahu ai suoi sostenitori la scorsa notte. A raccontare il segno di un risultato che fa storia è l’editoriale di Haaretz, assieme a Yediot Ahronot, il più autorevole e diffuso giornale israeliano: “Il grande vincitore delle 25esime elezioni nella storia d’Israele è il presidente di Otzma Yehudit, Itamar Ben Gvir, e il grande sconfitto è Israele. Il sionismo religioso, la lista della Knesset che ha distorto il progetto sionista e lo ha trasformato da patria del popolo ebraico in un progetto di supremazia conservatrice, di destra, razzista e religiosa ebraica nello spirito del maestro e rabbino di Ben Gvir, Meir Kahane, è ora la terza forza politica in Israele.

Questo è il vero, agghiacciante significato delle elezioni tenutesi martedì. Negli ultimi anni, Israele è diventato terribilmente più estremo. Tutto ciò di cui eravamo stati avvertiti sta accadendo proprio sotto i nostri occhi. Il kahanismo è stato legittimato e diffuso, e martedì alle urne ha superato il partito i cui leader sono due ex capi di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane (il Partito di Unità Nazionale); la lista kahanista è quasi tre volte più grande del movimento che ha fondato Israele (il Partito Laburista). Mentre le forze politiche di sinistra, di centro e di destra si sono unite per combattere contro Benjamin Netanyahu, è nata una minaccia più pericolosa. Anche se, come è stato osservato, è ancora troppo presto per dire come si formeranno i blocchi politici, al momento in cui scriviamo, Netanyahu potrebbe tornare al governo. La sua apparente coalizione gli permetterà di portare a termine il suo complotto contro la democrazia israeliana, compreso un colpo mortale contro il sistema giudiziario. Inoltre, tale coalizione potrebbe pretendere questo da lui. In una simile rivoluzione, potrebbero essere compiuti diversi passi distruttivi.

Ecco alcuni esempi: licenziare il procuratore generale; dividere il ruolo di procuratore generale; una clausola di override che permetta alla Knesset di legiferare qualsiasi cosa voglia, anche leggi incostituzionali; permettere alla Knesset di selezionare i giudici della Corte Suprema; limitare la libertà di espressione e perseguitare giornalisti, arabi, persone di sinistra e membri della comunità LGBTQ. Dobbiamo sperare che l’assetto dei blocchi cambi quando tutti i voti saranno contati e che Netanyahu non sia in grado di formare una coalizione da incubo, che si basa sui voti dei kahanisti. Israele è ora sull’orlo di una rivoluzione di destra, religiosa e autoritaria, il cui obiettivo è decimare l’infrastruttura democratica su cui è stato costruito il Paese. Questo potrebbe essere un giorno nero nella storia di Israele”.

Annota Zvi Bar’el storico analista politico di Haaretz, apprezzato trasversalmente per il suo equilibrio e il suo rifuggire da toni apocalittici: “I risultati degli exit poll di martedì sera sono terrificanti. Benjamin Netanyahu dovrebbe formare il nuovo governo. Un governo che porrà fine all’era della democrazia che abbiamo conosciuto qui per oltre sette decenni. È vero che non era solo ieri che si prevedeva un cambiamento drammatico. Questo risultato – un prodotto del lungo e torbido mandato di Netanyahu, pieno di inganni, corruzione, incitamento e razzismo, in cui si è gioito di una sola libertà, quella dei coloni di esercitare la violenza – era già stato previsto nei sondaggi preliminari. Si è cristallizzato e gonfiato per circa un decennio e mezzo. […]I risultati delle elezioni hanno riassunto la visione del mondo che è stata tessuta con determinazione e diligenza, e che è stata progettata per sciogliere il falso legame tra “ebraico” e “democratico” e per creare un mostro teologico-fascista. Ai valori liberali è stato ordinato di allinearsi ai dettami degli uomini forti della politica e dei prepotenti dell’ideologia.

I partiti che presumibilmente sposavano i valori sono diventati irrilevanti. Non solo a sinistra, ma anche a destra e al centro, tra gli arabi e gli ultraortodossi. […]. Il salvataggio di Netanyahu dall’ingresso in carcere è diventato una questione secondaria, importante agli occhi dei suoi rivali e dei suoi sostenitori, ma non una questione di importanza nazionale come il cambiamento del sistema di governo e la sua trasformazione in una teocrazia costituzionale. Ciò che era tecnico è diventato l’essenza e ciò che era personale è diventato ideologico”.
E l’ideologia oltranzista che si fa Stato ha il suo leader indiscusso in Itamar Ben-Gvir, avvocato 46enne, “l’uomo dal quale andare” per gli estremisti ebrei che finiscono sotto accusa per terrorismo e crimini d’odio. Un piromane che rischia di incendiare Israele, secondo i suoi detrattori, con alle spalle negli anni giovanili oltre 50 incriminazioni per incitamento alla violenza e discorsi d’odio. il radicale di destra anti-arabo dalle venature razziste che vuole annettere l’intera Cisgiordania senza concedere diritti ai palestinesi, che intende attenuare le regole di ingaggio per soldati e agenti e picconare la Corte Suprema, baluardo della costituzionalità israeliana.

Come disse pochi anni fa la leader dei laburisti Merav Michaeli, “la pistola che ha ucciso Rabin e la visione della pace nel 1995 è tornata per assassinare la democrazia israeliana”. Nel 1995 Ben-Gvir apparve in tv brandendo lo stemma strappato dalla Cadillac dell’allora premier Yitzhak Rabin: “Come siamo riusciti a raggiungere questo simbolo, possiamo raggiungere anche lui”. Alcune settimane dopo, il leader laburista veniva ucciso da un colono estremista, Yigal Amir, contrario al processo di pace di Oslo. Ben-Gvir si è impegnato a sostenere l’approvazione di una legge che arrivi in soccorso a Bibi. A patto che divenga ministro della pubblica Sicurezza. Un ministro che non ha mai negato la sua ammirazione nei confronti di quel Baruch Goldstein che nel 1994 aprì il fuoco nella moschea Ibrahimi- la Tomba dei Patriarchi – a Hebron, uccidendo 29 palestinesi, e la cui immagine è stata a lungo appesa a casa di Ben-Gvir. Appena dopo la diffusione dei dati, ieri notte un giornalista di Channel 11 ha posto una domanda a Itzhak Waserlauf, il secondo uomo del partito di Ben-Gvir: «La gente di sinistra e gli arabi sono preoccupati.

Cosa risponde loro? “Dovrebbero continuare a preoccuparsi». Più minaccioso di così… E se il voto di martedì allontana ancora di più il governo israeliano dai palestinesi – “L’ascesa dei partiti religiosi di estrema destra alle elezioni israeliane, secondo gli exit poll delle tv, è un risultato naturale delle crescenti manifestazioni di estremismo e razzismo nella società israeliana, di cui il nostro popolo soffre da anni”, ha detto il premier dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mohammad Shtayyeh citato dall’agenzia Maan – l’alleanza di Netanyahu con Sionismo Religioso potrebbe mettere a rischio anche gli accordi di Abramo. Gli Emirati Arabi Uniti hanno già avvertito di vedere con preoccupazione l’eventuale l’ingresso al governo del partito di estrema destra, accusato di xenofobia anti araba. Il martedì nero d’Israele è solo agli inizi.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.