“Americà, facce Tarzan”. Come un novello Alberto Sordi, Antonio Tajani insiste e procede a muso duro. L’altro vicepresidente del Consiglio risponde, come da consolidata prassi, per dire che la rissa è molto vicina. Il terzo incomodo, il partito di Giorgia Meloni, non sta con le mani in mano e – forse per la prima volta nella storia della maggioranza – parteggia per l’alleato “imprevedibile”, Matteo Salvini (vedi il ministro Lollobrigida).

Ius scholae, Forza Italia sfida Fdi e Lega

Che le cose siano sul punto di degenerare si è capito quando il leghista Gian Marco Centinaio rispolvera un’intervista di Silvio Berlusconi a Fabio Fazio. Correva l’anno 2017, quando il fondatore di Forza Italia, si espresse contro lo ius scholae, allora impantanato in Senato (il provvedimento era passato alla Camera grazie al governo Renzi, poi con Gentiloni il passaggio nell’altro ramo del Parlamento si bloccò per paura di non avere i voti). Una posizione che poi il Cavaliere modificò nel 2022, è la risposta di Tajani. Il ministro degli Esteri implicitamente replica anche al capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, che aveva ricordato che il tema non era nel programma di governo. Non è vero, puntualizzano gli azzurri: “Garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale. Entrambi sono punti presenti nel programma del centrodestra. Lo ius scholae rappresenta lo strumento per mantenere queste promesse”. Così è servito pure il presidente dei senatori della Lega Massimiliano Romeo.

Il campo largo si accomoda sul divano e ordina pop corn, aspetta le mosse di Forza Italia, tra disincanto ed euforia. Dal Nazareno partono le sirene che, dai tempi di Omero, sono incantatrici: “Incontriamoci presto”. Una proposta “indecente” che mettono sul tappeto anche Maria Elena Boschi e Davide Faraone; Italia Viva deposita a Montecitorio il testo della legge che fu approvata in un solo ramo delle Camere nel 2015. Tajani ci segua, è l’invito galeotto. In pratica dimostra di essere Tarzan, e non una banale riedizione di Nando Mericoni, l’indimenticabile interprete di “Un giorno in Pretura”.

Le chat e il marketing su Egonu e Sylla

Nelle chat di maggioranza – che sono un po’ il Transatlantico d’agosto – le voci si sprecano, e l’ipotesi più gettonata è che Forza Italia stia facendo marketing sull’onda della strepitosa vittoria a Parigi di Paola Egonu e Myriam Sylla. Rientrerà, prevedono, anche perché se Forza Italia dovesse fare sul serio la crisi di governo sarebbe scontata. I parlamentari della Lega girano la dichiarazione di Maurizio Gasparri, capogruppo forzista a Palazzo Madama, che dice all’Ansa: “Il tema non rappresenta un’urgenza”. L’antifona è evidente: Forza Italia è divisa, che lo ius scholae non sia urgente lo sostengono anche i colonnelli della presidente del Consiglio. Più conciliante la ministra Anna Maria Bernini, che da Rimini spiega: “Ne discuteremo come abbiamo sempre fatto all’interno della maggioranza”.

Tajani e gli incitamenti dei figli di Berlusconi

Un’altra scuola di pensiero torna agli incitamenti dei fratelli Berlusconi: Tajani tenta di non essere irrilevante. “Gli eredi del fondatore saranno soddisfatti o pretenderanno di più?”, si domandano allarmati. Il consenso che Antonio Tajani ha riscosso al Meeting di Rimini, il plauso delle gerarchie vaticane, l’eccitazione che ha pervaso persino Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, identificano un percorso politico chiaro per una forza che si dichiara centrista. Un passaggio indolore, da “forza tranquilla” (che sfiora il 10% alle europee e si lascia alle spalle la Lega) a partito del “buon senso”. Un’operazione simile a quella platealmente fallita da Matteo Renzi e Carlo Calenda: un concentrato di ormoni in eccesso per un consesso moderato.

Altro che “Forse” Italia

Antonio Tajani in pochi mesi, in fondo, ha già superato il primo esame: con il voto dell’8 e 9 giugno – e con la polemica agostana – ha ampiamente smentito di essere il leader di “Forse” Italia, come lo irrideva l’ex sindaco di Firenze. Il titolare della Farnesina ha casomai palesato di essere a capo di un partito indispensabile al centrodestra perché, un po’ come i Re Magi, porta doni utilissimi a una maggioranza troppo spesso di urlatori. Buone maniere, moderazione, e per l’appunto buon senso, sicuramente eviterebbero a Giorgia Meloni di continuare a litigare con l’Europa e di restare isolata dietro la lavagna. Comunque sia, difficile che la baruffa agostana finisca a tarallucci e vino e che venga definitivamente archiviata con l’arrivo dell’autunno. Anche perché Nando Mericoni, il Tarzan della “marrana”, alla fine viene condannato.