Che domenica bestiale in masseria. D’altra parte, per rievocare un altro classico di stagione, l’estate sta finendo (e un anno se ne va). Una giornata cominciata con il botto: l’editoriale del direttore Alessandro Sallusti, l’evocazione dell’assedio finale, l’assalto alla famiglia, alla sorella Arianna. Un campanello d’allarme, così come nel recente passato lo sono stati i moniti del ministro della Difesa Guido Crosetto; in Italia adombrare inchieste in arrivo, da oltre un trentennio, è sempre plausibile. Anche nel caso in cui fossero immaginarie, (figuriamoci se il reato ipotizzato è il più fumoso che ci sia, il traffico di influenze) il tintinnar di manette è sempre un “affare”. Una carta da svelare o comunque da giocare, male non fa. Per creare il clima giusto, il solito “tutti contro Giorgia”, si entra pienamente nella partita del durissimo autunno alle porte (con l’aumento esponenziale del debito pubblico, i rubinetti vanno chiusi) dove ci sarà bisogno per davvero di tutte le energie disponibili.

La domenica tra le battute di Lollo e il burraco con Verdini

La domenica in piscina poi è andata bene. Le battute di Lollo, la bravura di Francesca Verdini al tavolo di burraco, per dire che a parole l’incontro con Matteo Salvini (e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana) è stato proficuo, almeno sul punto di discussione più urgente: l’Europa, il nome da consegnare a Ursula per la nuova Commissione, tanto sui balneari inutile dannarsi. “Raffaele Fitto ha tutti i numeri per essere un ottimo Commissario europeo indicato da questo governo”, benedice infatti il leader della Lega, che in un primo tempo aveva deciso di dare battaglia per ottenere almeno un rimpastino. Il ministro invece non verrà sostituito: è sconsigliato aprire adesso una vertenza dentro al governo, che aumenterebbe ancora di più la conflittualità degli alleati. Quindi le deleghe saranno redistribuite, con buona pace di Matteo, che infatti descrive la giornata in modo sdolcinato: “Con Meloni abbiamo trascorso un pomeriggio di pausa, di serenità e famiglia, perché oltre la politica c’è l’amicizia, ci sono i rapporti umani, la stima e la fiducia. Lavoriamo bene insieme, i giornali lo sanno e si inventano polemiche e litigi che non ci sono, né sulla Rai né sul commissario europeo”.

Meloni e la fuga dalla trappola che si è auto-costruita

Giorgia è ancora convinta di chiudere a Bruxelles un buon accordo per l’Italia, di minimizzare il voto contrario ai vertici espresso in Parlamento a Strasburgo: così il ministro pugliese potrebbe ambire alle deleghe sul Pnrr o all’Agricoltura. Per la leader di Fratelli d’Italia sarebbe un modo per rientrare in partita, insomma per tornare a giocare in Serie A con Francia e Germania, sfuggire alla trappola che si è auto costruita: il recinto sovranista, che la accomuna di nuovo al quasi amico di Via Bellerio, piena periferia.

Per non fare torto (evidente) a nessuno, dalla masseria è partita anche una telefonata ad Antonio Tajani, con una convocazione: il 30 agosto tutti a Palazzo Chigi per il vertice della ripartenza. E l’inizio vero e proprio del braccio di ferro che terrà impegnati – almeno fino a San Silvestro – Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega (sulla Rai ad esempio). In più ci sono le sfide interne, quella di Roberto Vannacci: creare l’avamposto doc dei sovranisti in tempo utile per festeggiare l’arrivo a Washington di Donald Trump. Quella più insidiosa, ordita dai figli di Silvio Berlusconi: svecchiare FI e farla diventare una sorta di Arca di Noè dei liberal-centristi. Una spinta che ha già agitato l’estate della maggioranza, con il rilancio sull’annosa questione dello ius scholae (lascito incompiuto del governo Renzi, che lo approvò alla Camera salvo poi essere travolto dal referendum costituzionale che impedì il passaggio definitivo in Senato) e del sovraffollamento delle carceri.

Tajani, lo ius scholae e lo scontro con Salvini

L’improvvisa baldanza del partito di Tajani intanto ha creato un fortissimo attrito con Matteo Salvini. “Non si può continuare così – ha avvertito l’ex capitano rivolto a Giorgia Meloni – Con Antonio ci devi mettere un freno tu”. Per ora prevalgono le porte sbarrate a Forza Italia. “Già oggi l’Italia è il paese europeo che concede più cittadinanze, più della Germania, più della Spagna, più della Francia, più di tutti. Dunque la legge c’è e funziona”, mette le cose in chiaro il vicepresidente del Consiglio. E rilancia il vice capogruppo di FdI alla Camera, Manlio Messina: “Il dibattito sullo ius scholae non ci trova d’accordo non per il principio, ma per le tempistiche. Abbiamo diverse norme da portare in Aula, c’è tanta carne sul fuoco che riguarda il nostro programma elettorale. Lo ius scholae non c’è, e per garantire serietà dobbiamo prima dare priorità a quello che è scritto nel nostro programma. Siamo alle solite: quando si apre un dibattito o un dialogo subito si grida alla maggioranza spaccata. Non è così, noi non siamo un partito unico: ognuno ha la propria ispirazione politica, ma quando entriamo in Aula il voto arriva sempre compatto da tutti”. Insomma, Natale è lontano: non è tempo di (altri) regali a Elly Schlein.