Una guardia giurata afroamericana, di servizio in una scuola di Madison, nel Wisconsin, ha perso il lavoro perché avrebbe utilizzato la parola ‘nigger’. Peccato che l’uomo, di colore lui stesso, stesse discutendo con un ragazzino che lo aveva insultato e stesse cercando di fargli comprendere la differenza tra una mera parola, per quanto spregevole, e un vero atto di violenza razzista. L’uomo è stato reintegrato tempo dopo, e solo grazie a una autentica sollevazione popolare che aveva messo in luce la follia della vicenda. E sottolineando un elemento interessante: all’esercito del politicamente corretto non interessa mai la specificità del singolo individuo, ma solo bieche generalizzazioni collettive.

Un insegnante di liceo di Richmond, in Virginia, è stato invece licenziato, dopo un furioso mail-bombing, per essersi rifiutato di utilizzare il pronome identificativo di genere neutro scelto da uno studente. Il professor Greg Patton, docente alla University of Southern California e uno dei massimi esperti americani di cultura cinese, durante una lezione tenuta sulla piattaforma Zoom ha spiegato, illustrando i vari intercalari utilizzati nelle lingue e nelle culture, come in Cina spesso si utilizzi l’espressione ‘nai-ge’, equivalente all’inglese ‘that’.

Sfortunatamente per Patton, la sua classe, e in generale l’Università dove insegna, devono entrambe essere popolate di novelli inquisitori: infatti, gli studenti indignati e frignanti hanno accusato il professore di aver pronunciato la parola cinese in maniera eccessivamente assonante con ‘nigger’. In poche parole, Patton avrebbe dovuto, secondo i novelli Torquemada della giustizia sociale, deliberatamente storpiare la corretta pronuncia della parola per non urtare la suscettibilità di tutti gli studenti di colore dell’Università. Naturalmente, visto che non viviamo nel migliore dei mondi possibili, l’Università si è affrettata a chiedere scusa agli psicopatici di cui sopra e a mettere sotto accusa Patton.

Dorian Abbot, professore di geofisica all’Università di Chicago, nell’ottobre del 2021 si è visto cancellare la prestigiosa Carlson Lecture che avrebbe dovuto tenere al MIT, di Boston: motivo, una furibonda campagna denigratoria e censoria scatenatagli contro sui social media dai soliti talebani del politicamente corretto. La colpa di Abbott, secondo gli standard dei jihadisti della giustizia sociale, è quella di ritenere che la valutazione accademica dovrebbe basarsi su criteri di merito e non su presunti standard differenziati per appartenenza etnica.

Liste di simili atrocità ormai traboccano e impestano le cronache. Non c’è giorno in cui non si aggiungano nuovi casi alla già estremamente copiosa sequenza di insegnanti, funzionari pubblici, intellettuali, attori, musicisti, sottoposti a gogna mediatica, a richieste pressanti di dimissioni o di licenziamento, a linciaggio mediatico, secondo le occulte linee guida della cultura mafiosa del politicamente corretto.

Tanto per la giustizia sociale, verrebbe da dire. Evan Gerstmann ha dedicato, nel settembre 2020, un lungo articolo su Forbes alla ricostruzione di alcuni dei peggiori casi. Significativamente, l’articolo è titolato ‘La cancel culture non può che peggiorare’. Il politicamente corretto, nella sua ansia di eliminare qualunque difficoltà, qualunque autorità, qualunque canone di merito, sta ingenerando meccanismi psicotici: contestazione dei voti e dei giudizi in sede scolastica, dipingere determinate materie come razziste, paventare ansia e eccesso di stress perché gli studenti devono studiare ed essere, addirittura, esaminati.

Premesse perfette per una società futura popolata di individui senza spina dorsale, senza personalità. Suicidi al primo ostacolo. Un mondo colmo di ghetti, di discriminazione, di follia, di doppi standard morali, in cui gli attacchi del 7 ottobre 2023 sono ‘rivolta’, Judith Butler dixit, e la mancanza di un bagno non-binario una atrocità. Ciò che emerge da questa corrente di fogna che risale spurgando alla luce del sole, è una jihad combattuta senza pietà contro la realtà, contro qualunque dato oggettivo, contro la scienza, contro l’essere umano stesso e che rischia di condannarci alla distopia.