L'analisi
Quel che resta del Covid: i luoghi comuni e l’analisi delle “morti in eccesso”
Sono passati poco più di mille giorni da quando tutta Italia si colorò di rosso, un tempo lontanissimo che ha fatto velocemente sfumare nei ricordi la pandemia. Di covid non si parla, se non quando si tratta di istituire Commissioni per condannare l’operato dell’allora governo in carica: il Conte-due. Questo atteggiamento però ha anche impedito di fare i conti con la storia e di tirare alcune somme.
Le morti ufficiali per Covid sono state per mesi, forse anni, un macabro conteggio che si basava sia sui test effettivamente fatti nei vari Paesi, che ammontano nel complesso a 7 milioni, sia sull’auditel, essendo stati per molto tempo l’elemento cardine dei seguitissimi bollettini del governo che aggiornavano i cittadini sui contagi. Oggi è utile usare uno strumento aggiuntivo che analizza le cosiddette morti in eccesso. Si stima che i morti causati dalla pandemia, direttamente per il virus, per il virus come concausa, o perché il virus ha precluso l’accesso alle cure mediche per altre patologie, siano oltre quattro volte le morti calcolate fino ad oggi, ovvero 28.5 milioni.
Il settimanale politico economico inglese The Economist spiega che «questo numero rappresenta il divario tra il numero di persone morte in una determinata regione in un determinato periodo di tempo, indipendentemente dalla causa, e il numero di morti che ci si sarebbe aspettati se non si fosse verificata una particolare circostanza», ovvero come se non ci fosse stata la pandemia. Con questo metodo si stima che in Italia ci sia stato il 50 per cento di morti in più di quelli registrati, tra 300 mila e 310 mila decessi complessivi (contro i 196.376 registrati ufficialmente). In base a questa stima il nostro Paese rimane uno di quelli che ha avuto un numero maggiore di vittime in rapporto alla popolazione. Da questi numeri si evince anche che la politica svedese, basata sull’assunzione di responsabilità dei cittadini invece che sui divieti, ha funzionato.
Un rovesciamento del punto di vista, quindi, ribalta inevitabilmente il risultato, facendo emergere un ulteriore dato inaspettato. I Paesi che hanno avuto più vittime non sono quelli occidentali. L’efficienza dei sistemi sanitari e l’accesso al vaccino sono stati quindi fattori fondamentali nel prevenire le morti per Covid. L’impatto più grave della pandemia non si è verificato negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, ma nell’Europa dell’Est, una regione che presentava un mix catastrofico di invecchiamento della popolazione, sistemi sanitari deboli e governi centrali spesso incapaci o indifferenti. La Russia è quella che ne esce peggio tra tutte le grandi nazioni del mondo. Così come per l’India che dichiara ‘solo’ 533 mila morti ufficiali per Covid, la pandemia avrebbe invece fatto strage: secondo le stime che misurano le morti in eccesso, i decessi sarebbero stati tra i 2.8 e i 10 milioni, nel migliore dei casi cinque volte quelli dichiarati, nel peggiore diciotto.
Risultato inverso se invece si prendono le vittime over 65 – in Italia, Europa e in Nord America – in rapporto alla popolazione. In tutte queste aree geografiche ce ne sarebbero state molte meno rispetto ad altri paesi e continenti. Quando si controllano le differenze demografiche, la pandemia è stata più letale non negli stati dell’Anglosfera o in quelli a medio reddito dell’Europa dell’Est, ma in quelli più poveri del mondo, in particolare nell’Africa subsahariana. Il paese più colpito è stato l’Uganda, che ha registrato un tasso di mortalità sette volte superiore a quello degli Stati Uniti. Quelli che seguono in questa infame classifica sono lo Zambia, il Ciad, lo Zimbabwe e il Mozambico. Seguono Etiopia e Malawi prima dei primi paesi non africani, Bahrein e Afghanistan. Sono Paesi con sistemi sanitari inesistenti e dove la campagna vaccinale è arrivata con anni di ritardo rispetto al Nord America o all’Europa. I morti africani sembravano meno solo perché in Africa ci sono meno over 65 che in Europa. Se è innegabile che hanno provocato delle vittime, l’utilizzo dei vaccini hanno nel complesso difeso da conseguenze molto peggiori la popolazione mondiale.
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