“È una giornata buia per la libertà di stampa”, commenta Wikileaks. Poco prima, questa mattina, la notizia: Julian Assange sarà estradato negli Stati Uniti. Il fondatore della piattaforma, 52 anni a luglio, che aveva pubblicato documenti del governo americano coperti da segreto dovrà difendersi dalle accuse di spionaggio. Lui si è sempre appellato al diritto della gente di conoscere e informarsi anche quello che succede dietro le notizie ufficiali. L’ordine di estradizione è stato firmato dalla ministra dell’Interno britannico, Priti Patel.

Il team di legali potrà presentare ricorso entro 14 giorni appellandosi al diritto di espressione e alla presunta motivazione politica dietro la richiesta di estradizione da parte delle autorità statunitensi. Il caso Assange era arrivato sul tavolo della ministra lo scorso mese. La Corte Suprema aveva escluso dubbi legali sulle condizioni che gli Stati Uniti sono pronti ad assicurare ad Assange. Lo scorso dicembre la compagna Stella Moris aveva rivelato che Assange aveva sofferto un ictus nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh dov’è detenuto. Il malore, un “attacco ischemico transitorio”, era stato attribuito allo stress dell’azione giudiziaria in corso contro di lui.

Julian sta lottando e temo che questo mini-ictus possa essere il precursore di un attacco più grave. Aumenta le nostre paure sulla sua capacità di sopravvivere più a lungo va avanti questa lunga battaglia legale. Deve risolversi urgentemente. Guarda gli animali intrappolati nelle gabbie di uno zoo. Gli accorcia la vita. È quello che sta succedendo a Julian. I casi giudiziari senza fine sono estremamente stressanti mentalmente”, aveva detto la moglie avvocato denunciando le condizioni di detenzione del compagno.

Giornalista, programmatore e attivista australiano, Assange è accusato di spionaggio e pirateria informatica. Ha pubblicato sulla piattaforma Wikileaks fino a dieci milioni di notizie tra informazioni riservate e documenti segreti di governi e apparati militari. I documenti hanno riguardato tra gli altri casi la repressione cinese della rivolta tibetana, la repressione dell’opposizione in Turchia, la corruzione nei Paesi arabi e le esecuzioni sommarie della polizia in Kenya. L’obiettivo principale però sono sempre stati gli Stati Uniti dalle violenze nel carcere di Guantanamo alle operazioni in Afghanistan e in Iraq.

Assange, alla fine del 2010, venne accusato di stupro da due donne svedesi e raggiunto da un mandato di cattura. Dopo i domiciliari e la libertà vigilata si rifugiò presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra. La cittadinanza ecuadoriana gli venne concessa dal Presidente Rafael Correa e revocata dal neo-eletto Lenin Moreno. L’11 aprile 2019 la polizia britannica entrò nell’ambasciata e prelevò Assange. Condannato a Londra per violazione della libertà vigilata, quando si rifugiò presso l’ambasciata del Paese sudamericano, venne raggiunto da altri 17 capi di accusa spiccati dal dipartimento di Giustizia degli USA per complessivi 175 anni di carcere.

Il 19 novembre 2020 la magistratura svedese ha abbandonato per mancanza di prove l’indagine per violenza sessuale e nel gennaio 2021 una giudice britannica ha negato l’estradizione negli USA in quanto le “condizioni mentali di Julian Assange sono tali che sarebbe inappropriato estradarlo negli Stati Uniti” e potrebbero portarlo al suicidio. Ad Assange vennero diagnosticate la sindrome di Asperger e una “grave depressione” causata dalla reclusione. Lo scorso marzo il matrimonio con Stella Maris nella prigione di massima sicurezza Belmarsh a sud di Londra. La moglie criticò pubblicamente il fatto che le autorità non abbiano concesso la presenza dei giornalisti al matrimonio. Il suo abito venne disegnato da Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, due sostenitori di Assange. La coppia ha avuto già due figli, concepiti quando lui viveva nell’ambasciata ecuadoriana.

“Oggi non è la fine della lotta. È solo l’inizio di una nuova battaglia legale”, ha detto la moglie di Assange dopo che il governo britannico ha approvato l’estradizione negli Usa. “Julian non ha fatto nulla di male, non ha commesso alcun crimine e non è un criminale. È un giornalista e un editore, e viene punito per aver fatto il suo lavoro. Chiunque in questo Paese abbia a cuore la libertà di espressione, dovrebbe vergognarsi profondamente” dell’approvazione sancita da Patel dell’estradizione agli Usa, “un Paese che ha complottato per assassinarlo”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.