Preoccupa anche in Italia il kit del suicidio venduto online da un sedicente chef canadese, Kenneth Law. La prima, e al momento unica, vittima italiana è un’insegnante di 63 anni, residente in Trentino, che lo scorso 4 aprile si è tolta la vita con il veleno acquistato sul web. Il nome della donna, morta nella propria abitazione in Valsugana, figura nella lista di nove persone indicate dall’Interpol canadese come clienti del sedicente chef dell’Ontario, arrestato il 31 marzo scorso, che avrebbe ammesso di aver fornito a centinaia di persone una finta maschera facciale a base di nitrito di sodio.

In Italia il kit è stato acquistato da altre 8 persone residenti nelle province di Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna e Pavia. Persone che sono state tutte rintracciate dalle forze di polizia e che stanno tutte bene. La Procura di Trento ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti. Dalle prime informazioni, la donna è stata trovata nel suo letto, con accanto una lettera dove spiegava come aveva fatto a togliersi la vita e un biglietto destinato ai familiari, in cui si diceva dispiaciuta per il gesto e spiegava: “Sono troppo malata, troppo dolore, non avevo altra scelta”.

Le indagini sulla vendita online di kit per il suicidio è iniziata in Canada nella municipalità di Peel, nell’Ontario, dopo la segnalazione di sette decessi per suicidio nel Regno Unito e tre negli Stati Uniti, tra cui un ragazzo di 17 anni, collegati alla vendita online di nitrito di sodio. Gli approfondimenti hanno portato le autorità canadesi a identificare Kenneth Law come presunto responsabile delle spedizioni della sostanza, apparentemente innocua, utilizzata nel processo di conservazione degli alimenti. Law è stato arrestato in Canada il 31 marzo scorso per il reato di istigazione al suicidio.

Dalle prime ricostruzioni pare che Law abbia venduto on line circa 1.200 kit a persone residenti in 40 Paesi diversi. Il primo suicidio con il kit venduto online da alcuni siti riconducibili a Law risalirebbe a due anni fa, quando uno studente di filosofia di 22 anni venne trovato senza vita nella stanza di un hotel di Londra. Vicino al corpo vi era un pacchetto di nitrito di sodio. All’epoca dei fatti, il padre era intervenuto pubblicamente per condannare la vendita di prodotti per il suicidio online, rilevando la facilità di accesso alle sostanze per le persone fragili. Simile la storia di una ragazza di 23 anni del Surrey, morta lo scorso anno.

La Divisione centrale della polizia criminale italiana è stata avvisata dell’Interpol canadese lo scorso 29 aprile, attraverso la segnalazione di nove indirizzi a cui era stato spedito il kit. Tra questi figurava anche quello dell’insegnante trentina. L’Interpol canadese ha inoltre chiesto agli inquirenti di segnalare eventuali collegamenti o elementi utili alle indagini.

Redazione

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