Marco Cappato è nuovamente in Svizzera per accompagnare e assistere un’altra persona che ha chiesto di accedere legalmente al suicidio assistito nel Paese elvetico. L’ex deputato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e protagonista di mille battaglie sul tema del fine vita, ha infatti accompagnato Romano, 82enne di origini toscane ma residente a Peschiera Borromeo, nel Milanese, nell’ultimo viaggio della sua vita.

Romano è affetto dal 2020 da Parkinsonismo atipico: Cappato potrebbe nuovamente finire nei guai con la giustizia italiana. Il ‘caso’ di Romano non è coperto infatti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale nata grazie proprio all’impegno di Cappato sul caso di Dj Fabo, Fabiano Antoniani, che l’ex parlamentare aiutò nel suicidio assistito.

Un impegno e un caso giudiziario che portarono la Consulta ad esprimersi a favore del suicidio assistito, ma solo se la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Tutte condizioni che vanno verificate dal Sistema sanitario nazionale.

Non è questo il caso di Romano, ma l’obiettivo di Cappato è proprio quello di impedire discriminazioni tra persone malate. “Sono di nuovo in Svizzera per fare valere quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale“, ha spiegato Cappato sui social mostrando un video in cui la moglie di Romano spiega i motivi dietro il gesto e il viaggio.

L’82enne è morto nel pomeriggio in una clinica svizzera con suicidio assistito, come ha comunicato la figlia Francesca, residente in California, in un video in cui ha spiegato che il padre “avrebbe voluto morire in casa circondato dai suoi cari“.

Mio marito è affetto da una grave malattia neurodegenerativa, una forma di Parkinson molto aggressiva che gli ha paralizzato completamente gli arti e che ha prodotto una disfagia molto severa che lo porterà a breve a un’alimentazione forzata. Quando a inizio luglio Romano ha espresso in maniera molto responsabile e consapevole il desiderio di interrompere questa lunga sofferenza, ci siamo rivolti per informazioni all’Associazione Luca Coscioni e abbiamo chiesto aiuto anche a Marco Cappato. Tutto questo per evitare problemi legali visto che nel nostro Paese non esiste un quadro legislativo chiaro sulla scelta del fine vita che è un diritto fondamentale dell’uomo“, erano state le parole della moglie di Romano alla vigilia della partenza per la Svizzera.

La scelta del fine vita è un diritto fondamentale dell’uomo“, aveva tenuto a dichiarare la moglie di Romano. “Se conferma la sua decisione consapevole e responsabile – aveva aggiunto la moglie – sarà libero di porre fine alle sue sofferenze”.

Non è la prima volta che Cappato ‘sfida’ la sentenza della Corte Costituzionale emessa dopo la vicenda di Fabiano Antoniani. Ad agosto il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni aveva accompagnato in Svizzera Elena Altamira, una 69enne veneta malata terminale di cancro, per farla accedere al suicidio assistito perché le sue condizioni non rientravano nella sentenza della Corte. In quella occasione lo storico attivista dei Radicali si era autodenunciato ai carabinieri, come già fatto ai tempi di Dj Fabo, ed è attualmente indagato per aiuto al suicidio.

Redazione

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