Le difficoltà
La beffa per i pensionati italiani in Bulgaria: ingannati dalla Pubblica Amministrazione ed ora in stato di indigenza
L’Inps, in applicazione di un semplice parere dell’Agenzia delle entrate (risposta n. 244/2023 dell’8.3.2023 all’interpello trasmesso nel 2019 e quindi 4 anni prima), dal mese di giugno 2023 ha inteso sovvertire un’interpretazione – consolidata per ben 35 anni – della Convenzione sottoscritta nel 1988 tra l’Italia e la Bulgaria. Così ha ripreso all’improvviso a tassazione le pensioni private, che prima (ex art. 16 della Convenzione) ha regolarmente detassato.
Il caso degli italiani in Bulgaria
Secondo la nuova interpretazione, la Convenzione dovrebbe essere disapplicata in relazione agli italiani trasferiti in Bulgaria che non hanno acquisito ancora o non hanno voluto acquisire la cittadinanza bulgara (anche perché non comportava alcuna utilità). Gli italiani quindi, a causa di un handicap razziale, non avrebbero diritto di beneficiare della Convenzione e dunque di non essere doppiamente sottoposti a imposizione. Prima di tale data, la Convenzione è stata applicata a tutti i contribuenti trasferiti dall’Italia in Bulgaria in possesso della residenza fiscale in Bulgaria (e quindi ivi sottoposti a imposizione in via generale), mentre la cittadinanza costituiva semplice criterio di riparto all’interno della Convenzione (non criterio di applicazione della Convenzione).
Le difficoltà
A seguito di questo repentino cambio di carte in tavolo, i cittadini italiani – residenti ormai da tempo in Bulgaria – hanno subìto sulla pensione delle trattenute Irpef e conguagli (per il recupero del pregresso per il 2023) senza limiti, trovandosi con una pensione decisamente ridotta o alcuni completamente senza il rateo mensile, su cui hanno fatto affidamento. Per cui molti si trovano in stato di indigenza, non hanno la possibilità di versare il canone di locazione e/o mutuo di casa, le bollette, acquistare le medicine, visite mediche, la spesa.
La situazione si sta ulteriormente aggravando, in quanto anche Agenzia ha iniziato a notificare avvisi di accertamento per i precedenti 7 anni, applicando una punizione (sanzione del 120% circa) per la semplice colpa dei pensionati di essersi fidati della Pubblica amministrazione italiana. Ciò significa che questi cittadini anziani, al fine di difendere i propri diritti, dovrebbero promuovere 7 cause in Italia, entro il termine di decadenza di gg 60, affrontando le relative ingenti spese nella speranza di sopravvivere alle tempistiche della giustizia italiana.
C’è però la certezza che il 95% dei pensionati colpiti sarà avversario facile, a causa della precaria situazione economica (a cui ci ha già pensato INPS), dell’età, cultura e lontananza dall’Italia, con cui non hanno più legami, resteranno passivi rispetto agli atti impositivi italiani, che diventeranno, senza alcun problema, definitivi, con le relative sanzioni (gravemente ingiuste) e le somme verranno riscosse forzatamente.
Le indicazioni delle autorità
Da sottolineare che questi cittadini si sono avvalsi del loro diritto di libera circolazione negli Stati membri oppure del loro sacrosanto diritto di risparmiare sulla cara vita o sulle imposte (tanti non potevano sopravvivere in Italia), così come normalmente procede ogni essere umano, non hanno commesso nulla di illecito o rimproverabile. Anzi, hanno seguito alla lettera le indicazioni delle autorità. La problematica riguarda tutte le categorie di contribuenti (lavoratori, professionisti, imprenditori, artisti, professori, studenti…), non solo i pensionati e redditi di ogni natura. La nuova interpretazione della Convenzione è semplicemente vietata nel nostro ordinamento, in quanto contrasta frontalmente con il sistema ordinamentale. Si spera tanto in un intervento urgente delle autorità competenti, come già sollecitato numerose volte anche dall’Associazione pensionati italiani in Bulgaria.
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