L'offensiva
La campagna di Orban contro l’Europa
Il primo ministro Ungherese scalda i motori e infiamma i suoi elettori in patria. Così prova a sbracare a Bruxelles per far rete con la destra europea tentando di condizionare la prossima legislatura
È partita l’offensiva contro l’Unione Europa. Con un crescendo che oggi è difficile immaginare dove potrà arrivare, a Budapest e in tutta l’Ungheria è iniziata una massiccia campagna pubblicitaria contro la Commissione europea e tutte le istituzioni europee. Il messaggio pubblicitario, che oggi vede Ursula von Der Leyen in compagnia del figlio del miliardario George Soros, Alex, recita più o meno “non siamo disposti a ballare come voi ci chiedete di fare, fischiettando”, dandoci quindi gli ordini. Una pubblicità simile non è nuova per Orban: nel 2019 un’immagine simile raffigurava Jean-Claude Junker in compagnia di George Soros e i manifesti furono tolti dopo la minaccia del PPE (cui il suo partito allora aderiva) di espellerlo. I cartelloni pubblicitari 2023 e la campagna online a questi associati sono pagati dal governo perché fanno parte della consultazione nazionale dal titolo poco equivoco, “sulla difesa della nostra sovranità”, che comprende un questionario che il governo ungherese invierà a ciascun cittadino su questioni come il sostegno dell’UE all’Ucraina con un testo che dà una grande idea di cosa è per Orban la democrazia.
Le domande poste infatti sono tutte fortemente di parte, basta leggere la prima, ovviamente sui migranti: “Bruxelles vuole creare ghetti per i migranti anche in Ungheria. Anziché essere noi a decidere per noi stessi, Bruxelles vuole stabilire con chi vivere e chi far entrare nel nostro Paese. Vogliono obbligarci a far entrare i migranti nel Paese prima ancora che le loro domande di asilo siano state completamente esaminate. Questo creerebbe ghetti di migranti anche in Ungheria”. Due le risposte ad una domanda così faziosa: “Non dobbiamo permettere che si creino ghetti di migranti nel nostro Paese” oppure, ovviamente come seconda opzione, “I piani migratori di Bruxelles devono essere accettati”. Tra le altre domande anche la richiesta di adesione dell’Ucraina all’Europa: secondo molti è infatti questo il vero obiettivo a breve termine di Orban, che vuole arrivare al vertice del Consiglio Europeo di dicembre dove l’argomento sarà all’ordine del giorno con un voto popolare contrario molto netto. E fortemente condizionato, aggiungiamo noi.
La campagna pubblicitaria non è l’unico pezzo dell’offensiva che Orban ha preparato in vista delle elezioni europee. Come ha fatto emergere un’interessante inchiesta di Politico.eu pubblicata settimana scorsa, è in atto a Bruxelles una vera e propria offensiva culturale dei conservatori europei, con Orban in testa, visto che i polacchi sono usciti dalle recenti urne acciaccati e probabilmente fuori dal governo. MCC, la più grande istituzione educativa ungherese, legata a doppio filo con Orban il cui governo annualmente la finanzia con quasi 2 miliardi di euro, ha aperto una sede a Bruxelles che è diventata un vero e proprio think-thank ultraconservatore, tanto da organizzare giovedì scorso un convegno dall’esplicito titolo “In che modo la lobby LGBTQ ha preso il controllo dell’UE?”. Due sono gli altri attori di questa rete.
Il sito online “The European Conservative” (il conservatore europeo), che vuole essere la piattaforma culturale della destra in tutta Europa, ovviamente anti-woke, anti-migranti, negazionista del cambiamento climatico e anti-LGBT: i media ungheresi di opposizione sostengono che l’operazione sia stata finanziata da una fondazione che a sua volta ha ricevuto dal governo di Budapest diversi milioni di euro. C’è poi “Brusselsignal”, un altro sito online più informativo ma non meno fazioso del precedente, in questi giorni impegnato in una fortissima propaganda contro Macron accusato di voler minare la libertà di stampa (sigh!) e Sanchez per la legge sull’amnistia: il suo editore, che ha dichiarato che l’operazione ha come obiettivo di difendere “la libertà di parola nell’UE” (doppio sigh!), sarebbe a quanto si apprende uno stratega politico statunitense che da tempo vive a Budapest.
Insomma, Orban scalda i motori, infiamma i suoi elettori in patria e, più isolato a livello europeo dopo la disfatta elettorale dei suoi amici del PiS polacco, prova a sbarcare a Bruxelles per fare rete con la destra europea, tentando di condizionare la prossima legislatura. Non sarà a Firenze il 3 dicembre insieme a Salvini, Lepen e gli estremisti tedeschi di AfD, ma solo perché – dicono i bene informati – non vuole far torto a Giorgia nel cui gruppo lui dovrebbe prima o poi arrivare. Ma a tutti appare evidente che questa offensiva non finirà qui: fino a giugno ne vedremo delle belle, se così si può dire.
© Riproduzione riservata