Quando venne estradato in Italia Cesare Battisti, al di là dei ministri armati di smartphone a Fiumicino perché evidentemente quel giorno non avevano niente di meglio da fare nell’esercizio del loro mandato, il messaggio forte arrivò dal Capo dello Stato Sergio Mattarella con le parole: “E adesso gli altri…”.

E infatti siamo qui a registrare una nuova formale richiesta italiana alla Francia affinché consegni una decina di ex militanti di gruppi della lotta armata alle nostre prigioni. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha incontrato il suo omologo d’Oltralpe che ha detto di sì, ricordando però che tutto dipenderà dall’istanza politica superiore cioè da Macron. Dunque non è sufficiente la riforma del trattato di Dublino che rispetto alle regole precedenti fa prevalere la legge del paese che chiede le estradizioni e non più quella del paese che riceve le richieste. Cartabia, che da presidente della Corte Costituzionale già aveva insistito sulla necessità di superare il carcere come sanzione penale ribadendo poi il tutto da ministro, evidentemente ritiene che invece per responsabilità relative a fatti di oltre quarant’anni fa non si debba transigere.

Dalla Francia Irene Terrel, storico difensore di moltissimi rifugiati italiani, spiega: «Non capisco come in Italia non si riesca, come è successo in altre questioni storiche, a concedere l’amnistia per delle vicende così vecchie. È incomprensibile, ci vuole una pacificazione servono misure di amnistia». «Se si guarda al diritto francese sono tutti casi prescritti – aggiunge l’avvocato – Non capisco come si possa tornare su tutte queste questioni, sarebbe un errore giuridico e sarebbe scandaloso. C’è la prescrizione, c’è un accanimento ricorrente. L’amnistia permetterebbe di pacificare questo periodo politico che è stato estremamente doloroso per molte persone, ma c’è un momento in cui bisogna voltare pagina. I tempi giudiziari sono passati».

L’Italia non ha mai voluto fare i conti con la sua storia in relazione agli anni ‘70 per responsabilità di tutti gli schieramenti politici, a cominciare dalla sinistra che considera tuttora indigeste le parole di Rossana Rossanda sull’album di famiglia. Per cui le autorità italiane continuano a cercare di artigliare in giro per il mondo una serie di corpi appartenenti a ultrasettantenni quasi ottantenni da esibire poi come trofei di guerra, di una guerra finita da tempo. La lotta armata e il terrorismo politico da decenni non costituiscono più un pericolo per le istituzioni. Eppure si rischia di veder finire in carcere, tanto per fare un esempio, Giorgio Pietrostefani condannato per l’omicidio Calabresi quando sono passati in pratica cinquantanni. Quel delitto in Francia è prescritto da tempo, in Italia lo sarà nel 2027.

Nel nostro paese, ma anche in Francia ci sono giornali che danno conto anche dei sospiri in questa battaglia per ottenere le estradizioni. Si tratta di giornali pronti a criticare la magistratura e l’eccessivo peso del processo penale in merito ad altre vicende giudiziarie. Gli anni ‘70 invece restano tabù. Sarebbe necessario un minimo di equilibrio e pure di civiltà. Purtroppo non c’è.