Mentre la guerra in Ucraina raggiunge nuovi livelli di sofferenza e di caduti perché la Russia è all’attacco e le forze di Kiev non hanno più munizioni a causa della posizione di Trump che blocca gli stanziamenti, imperversa la guerra dei siti e della disinformatia che colpisce anche l’Italia oltre a tutti i paesi occidentali con strumenti sempre più perfetti e complicità sempre più sfrontate. La notizia del giorno è che esiste un quotidiano online che si chiama Il Corrispondente e che ha delle fonti d’accesso alle vicende russe molto speciali, tanto d’aver fatto uno scoop fornendo il nome di un disertore russo assassinato in Spagna, e di cui nessuno si era accorto prima anche se in realtà la guerra è già in atto da tempo ed è sempre più feroce.

500 siti di disinformazione

I russi fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina hanno cercato di intossicare l’informazione occidentale cercando di far credere che nel 2014 la popolazione di lingua russa nel Donbass fosse stata sottoposta a un tentato genocidio e che quindi l’invasione fosse soltanto un fraterno aiuto contro un paese confinante guidato da misteriosi nazisti. Finora i siti di disinformazione russa in lingua inglese, francese, tedesca, italiana e spagnola sono quasi 500 tenuti d’occhio da un’organizzazione giornalistica che si chiama NewsGuard e che è attiva dal febbraio del 2022 quando scoppiò la guerra di invasione russa. Questo gruppo di analisi ha denunciato tutti i tentativi per far credere che l’Ucraina sia un paese nazista che ha tentato il genocidio dei popoli di lingua russa tra il 2008 e il 2016. Ha censito 237 siti in inglese, 60 in francese, 54 in tedesco, 45 in italiano più altri 74 in altre lingue. Ma non solo aumentano i domini Internet che si moltiplicano come funghi fornendo false informazioni, è stato reso noto ieri un censimento di questa massa di materiale informatico usato contro i siti delle agenzie civili di paesi come l’Italia che subiscono l’hackeraggio e il blocco temporaneo di servizi essenziali. La Russia – a quanto pare – è molto più avanti di quanto non lo sia l’Occidente perché ha i migliori hacker che contende alla Cina, un paese anch’esso di altissima tecnologia che sta facendo una vera leva tra tutti gli hacker del mondo per poter intervenire sia nella guerra delle parole che in quella delle armi e dell’economia.

Pillars of Russia’s

Queste migliaia di pagine hanno iniziato a prendere forma fin dal 2018, denunciate negli Stati Uniti come aggressioni propagandistiche e monitorata dal Cyber Command americano e dal Global engagement center del Dipartimento di Stato. NewsGuard, dopo la morte di Navalny, ha deciso di denunciare tutti i falsi finora documentati di fronte alle opinioni pubbliche di tutti i paesi democratici attraverso un dossier intitolato “Pillars of Russia’s disinformation and propaganda ecosystem” per cui hanno lavorato collettivi di giornalisti europei, aziende e agenzie di governo allo scopo di ridurre il potere di disinformazione russa documentando i massacri di civili a Bucha in Ucraina, che secondo i russi era stata una messa in scena degli americani. Un altro obiettivo dell’operazione russa di disinformazione resta il “nazismo ucraino”, una sfrontata invenzione ma adorata da tutti i movimenti antioccidentali che fa da collegamento alle operazioni di propaganda in Iran e Cina.

La rete come alternativa a Google

Le tre grandi potenze antioccidentali hanno anche annunciato un’esercitazione militare in Asia, Russia e Medio Oriente con la partecipazione della Corea del Nord che dovrebbe mettere a disposizione i propri arsenali missilistici. Il modello usato dai russi è stato adottato dai gruppi filoiraniani per negare i mostruosi delitti commessi sulle donne, i bambini e gli anziani in Israele il 7 ottobre scorso. Le associazioni femministe israeliane hanno dichiarato la loro sbalordita frustrazione perché le stesse Nazioni Unite non vogliono considerare prove e testimonianze su ciò che realmente accadde in quel giorno infernale, benché i fatti siano stati cinicamente filmati dagli stessi autori dei delitti che determinarono lo stato di guerra esistenziale con Israele.
Il modello russo della disinformazione è ormai una rete che il governo russo intende usare come un’alternativa globale a Google come arma non solo mediatica ma capace di produrre effetti militari, come l’abbassamento del morale dei soldati ucraini. In questo panorama si produce il curioso effetto speciale della testata Il Corrispondente cui viene accreditato un fantastico scoop: aver pubblicato il nome di un pilota russo disertore da poco assassinato in Spagna, Maxim Kuzminov.

“I disertori muoiono”

Il fatto è che l’omicidio di questo pilota disertore e la rivelazione del suo nome hanno provocato uno sproporzionato entusiasmo dell’agenzia di notizie russe Tass. È un fatto accertato che Sergei Kiriyenko, vicecapo dell’amministrazione, sia da due anni il supervisore della propaganda russa in Italia con una penetrazione fra gli studenti che frequentano università russe e supervisore di un programma dal nomignolo inquietante: “I disertori muoiono”. Alla testata dal nome italiano (ma anonima) i russi guidati da Kuzminov avrebbero affidato uno scoop intimidatorio che avrebbe fra i suoi scopi quello esaltare l’uccisione fune di Alexander Litvinenko, l’esule assassinato a Londra col Polonio, per ribadire la direttiva secondo cui “i disertori muoiono”.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.