Pep Guardiola non ha vinto la Champions League. Uno a zero a Oporto, goal di Kai Havertz e titolo al Chelsea. Il Manchester City, che ha dominato la Premier League, era dato per favorito. Thomas Tuchel ha però disinnescato i Citizens. Non solo campo però: anche qualcosa di più misterioso, e arcano, dietro questa sconfitta. Una maledizione, che viene rilanciata dai media di tutto il mondo. Proprio così. Una maledizione africana. La predizione all’allenatore catalano: “Non vincerai mai più la Champions League”.

Un titolo che Guardiola non vince dal 2010/2011, con il Barcellona; un’ossessione. Con la sconfitta di ieri il tecnico ha fallito l’obiettivo del 32esimo titolo in carriera. È sul banco degli imputati: le sue scelte tecniche e tattiche sono state criticate dai media sportivi di tutto il mondo. Soprattutto per la mancanza di un centrocampista interditore davanti alla difesa e per un 11 titolare inaspettato, con Raheem Sterling apparso poco lucido.

A fare il giro dei media e dei social in queste ore però, più che i commenti tattici e tecnici, è la maledizione che avrebbe colpito l’allenatore catalano. Chiariamo: siamo dalle parti dell’incredibile e dell’assurdo. Ma la storia è questa: quando il calciatore, centrocampista ivoriano Yaya Touré lascio City, l’allenatore fu accusato di razzismo. Più precisamente: di avere un atteggiamento diverso nei confronti dei calciatori africani.

E quindi arrivò durissima la predizione dell’agente del centrocampista Dimitri Seluk: “Quando attacchi un campione come Yaya attacchi un intero continente. Quello che Guardiola ha fatto a Touré non è un errore, ma un crimine. Il boomerang tornerà e scoprirà di cosa sono capaci gli sciamani africani. Ricordate queste parole: il Benfica subisce la maledizione di Bela Guttman che gli impedisce di vincere le finali europee mentre Guardiola può avere tutti i soldi che vuole per il mercato, ma farà anche peggio. Non vincerà più la Champions League e solo allora capirà l’errore”.

Touré è stato un grande centrocampista, esploso proprio al Barcellona con Guardiola. I due si sono quindi ritrovati al Manchester: il centrocampista ivoriano aveva vinto la Champions League – la prima vinta da Guardiola – con i catalani e quindi era partito per l’Inghilterra. Nel 2018 la rottura e quindi la chiusura della carriera dell’ivoriano tra Olympiakos e Qingdao Huanghai.

Touré lo scorso aprile aveva tuttavia chiesto scusa per le sue parole: “Ho inviato una lettera via e-mail per cercare di comunicare con alcune persone importanti lì per scusarmi e dire che sono stato indecente con il club ma non ho avuto alcun feedback. Voglio la pace. Non voglio più tutto questo. Per l’amore dei tifosi, per l’amore del club, a volte le cose devono essere sistemate nel modo giusto. Sono in contatto con alcune persone lì e spero di risolvere”. L’ex centrocampista e attuale allenatore dell’Olimpik Donetsk ha detto di aver inviato una lettera al Manchester City provando a riallacciare i rapporti. Non ha mai ricevuto risposta.

Guardiola non è stato mai accusato in altri casi di razzismo. È sempre descritto come un professionista e uomo corretto. Ha prestato il suo volto a campagne contro il razzismo e discriminazioni. Indossa spesso articoli di Open Arms, l’ong spagnola catalana che salva migranti nel Mediterraneo.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.