Il lockdown è un’utopia, come lo è il distanziamento. Gli spazi, che in carcere erano già pochi, adesso mancano. Prendiamo ad esempio il carcere di Poggioreale, semplicemente perché è il più grande e il più sovraffollato: dovrebbe contenere poco più di 1.600 persone e ne ospita oltre duemila. Consideriamo che in questo carcere, a fine ottobre, i detenuti positivi al Covid erano una ventina mentre adesso, a fine novembre, se ne contano 102. E sarebbero stati ancora di più se non ci fossero stati gli sforzi che ci sono stati, da parte del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Antonio Fullone e del direttore Carlo Berdini, a mettere in atto, assieme alla direzione sanitaria, tutte le misure possibili per contenere la diffusione del virus e gestire al meglio i contagi. Centodue detenuti a Poggioreale significa dover isolare centodue persone, significa tracciare i contatti di queste centodue persone, e significa quindi avere a disposizione spazio.

È ovvio che in un carcere dove già si è abbondantemente superato il numero delle presenze possibili, recuperare spazi per far fronte all’aumento dei contagi diventa sempre più difficile. Ed è facilmente deducibile che, se in celle fatte per stare in tre o quattro si sta in otto o nove persone, il distanziamento è impossibile da osservare. E se a questo aggiungiamo che le istanze al Tribunale di Sorveglianza non sono decise in tempi rapidi perché ci si scontra, anche su questo piano con criticità che hanno origini ben più antiche della pandemia da Covid, si capisce che si tratta di un’emergenza nell’emergenza.

Da due giorni il penalista Riccardo Polidoro è in sciopero della fame contro questo sistema, contro queste criticità, contro silenzi e inerzie della politica. Ha aderito, assieme ai colleghi dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere penali, alla protesta promossa dalla presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini. Un’iniziativa che ha un forte valore simbolico e che vuole risvegliare l’attenzione di politica e opinione pubblica sulla necessità di misure ulteriori rispetto a quelle varate dal Governo con il decreto Ristori per allargare la platea di beneficiari e svuotare le carceri durante questo momento di grande emergenza sanitaria.

«La situazione nelle carceri è drammatica, non si può rimanere indifferenti», spiega Polidoro, penalista napoletano di grande esperienza e da anni impegnato per i diritti dei detenuti. Fu lui, nell’aprile del 2003, a far nascere a Napoli il Carcere Possibile, inizialmente come progetto per iniziative che coinvolgevano i detenuti dentro e fuori il carcere, e tre anni dopo come onlus della Camera penale. Da allora ad oggi, la politica ha sempre mostrato scarso interesse per le tematiche relative al carcere. «Non c’è un interesse reale, non ci sono risposte», sottolinea Polidoro, evidenziando un’assenza che pesa sulla vita e sulle condizioni di migliaia di detenuti. «La situazione, che era già precaria, adesso è diventata drammatica», aggiunge. «Spero che altri colleghi aderiscano all’iniziativa dell’Osservatorio Carcere dell’unione Camere penali», si augura Polidoro che attualmente è responsabile, assieme all’avvocato Gianpaolo Catanzariti, dell’Osservatorio.

La staffetta del digiuno vale a sostenere le motivazioni e le richieste di condizioni più umane in carcere, di tutela della salute di migliaia di detenuti costretti a vivere senza distanziamento e in condizioni spesso precarie e igienicamente a rischio. «Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ci sono ancora problemi alla rete idrica, irrisolti da anni che rischiano di dare facile corso al Covid», racconta Polidoro evidenziando come la seconda ondata delle pandemia fa più paura. Due detenuti (uno recluso a Poggioreale e uno a Secondigliano) e il direttore sanitario del carcere di Secondigliano sono morti nei giorni scorsi dopo il ricovero in ospedale per le conseguenze del Covid. È un bilancio che non può essere ignorato e che si aggiunge al preoccupante bollettino dei contagi, arrivato in Campania a 175 detenuti e 223 agenti penitenziari. A cui fa da contraltare il bilancio delle misure alternative disposte secondo il decreto Ristori: appena una decina.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).