Ma è possibile che su questa storia della prescrizione nessuno dica la cosa più vera e semplice? È questa: che il processo è un’ingiustizia. È un’ingiustizia necessaria, ma è un’ingiustizia. È un sopruso: inevitabile, ma è un sopruso. È infatti necessario che alcuni siano incaricati di giudicare e sanzionare i comportamenti delle persone, ma questa necessità si soddisfa con un dispositivo di violenza che mette l’individuo in istato di soggezione e lo isola, lo indebolisce e insulta la pace della sua vita. E questo è appunto un sopruso, che inevitabilmente bisogna predisporre perché altrimenti la convivenza civile è impossibile: ma la società che lo predispone e quelli che, con il processo, sono chiamati a realizzarlo, dovrebbero risentire con gravità una specie di colpa nell’essere obbligati a tenere in ordine i comportamenti delle persone usando questo pur necessario strumento di sopraffazione.

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Chi reclama il diritto dello Stato all’infinità del processo non comprende che in quel modo lo Stato eserciterebbe il potere di infliggere ingiustizia infinitamente, così rendendosi responsabile di un delitto ben più grave rispetto a quello che pretende di punire con una sentenza. Lasciare eternamente impuniti i responsabili di azioni illecite non va bene, questo lo capisce chiunque; ma va anche meno bene pensare di risolvere il problema consentendo che siano eternamente punibili, perché in questo modo si rende perpetua l’implicazione della vita degli individui in un meccanismo di afflizione semmai accettabile a patto che funzioni, e cioè che affligga, per poco tempo. Se per evitare che i responsabili di azioni illecite la facciano franca si escogita di renderglielo impossibile armando lo Stato del potere di processarli e punirli sempre e per sempre, allora si accetta che lo Stato persegua il fine di giustizia tramite un’ingiustizia senza fine. E il popolo in nome del quale si fanno i processi e si emettono le sentenze diventa l’incolpevole esecutore di una immensa e irrimediabile oscenità: un’infinita possibilità di violenza contro sé stesso. È necessario e inevitabile che lo Stato si riservi del tempo per processare e condannare. È cioè necessario e inevitabile che lo Stato sia messo nelle condizioni di poter infliggere l’ingiustizia del processo.
Ma sia chiaro: la prescrizione è la fine di un’ingiustizia.