La riflessione
La prevenzione del Coronavirus sta funzionando, basta psicosi
È un caso emblematico della distinzione che si dovrebbe sempre fare, soprattutto in situazioni critiche, tra il ragionevole timore e il panico irrazionale. Il timore, che discende dall’attenta considerazione del rischio e che suggerisce di assumere misure anche gravose per contrastare il pericolo, è un alleato prezioso. Evita di avere atteggiamenti superficiali o di sottostimare le ripercussioni negative di una situazione, con tutte le conseguenze che questa sottostima comporterebbe. Il panico, la psicosi collettiva, invece, è un sentimento illogico che sorge dagli strati primordiali del cervello e andrebbe governato e disciplinato. Se ci si precipita e accalca tutti verso l’uscita in un locale affollato, avendo sentito odore di bruciato, i danni possono essere ancora peggiori che se si fosse davvero prodotto un incendio.
L’accaparramento dei generi alimentari e dei prodotti disinfettanti, come se fossimo alla vigilia di una carestia o di una guerra, è un comportamento privo di senso, che andrebbe contenuto e non alimentato gridando al lupo, al lupo. Ai danni inevitabili all’economia dovuti alla reale necessità di arginare il contagio, si aggiungeranno quelli ingiustificati, che probabilmente risulteranno ancora più ingenti. Rinunciare a un viaggio verso una meta in cui non si è registrato alcun caso sospetto solo perché “non si sa mai” dimostra solo che non si sa valutare il rischio reale e si agisce in preda alle suggestioni. Il “non si sa mai” si può applicare sempre e a tutto. Nessuno garantisce che uscendo di casa non incontreremo un qualche pericolo. Anzi perfino restando a casa, se è vero come è vero che gli incidenti domestici sono tra le prime cause di ricovero al pronto soccorso. Ma non per questo trascorriamo la vita in un bunker…
Perciò il coronavirus qualcosa ce lo sta forse insegnando, suo malgrado. Innanzitutto, ora sappiamo che in futuro sarà possibile ritrovarsi in stati di emergenza analoghi a questo e dovremmo concertare un protocollo di azione nazionale, o meglio ancora internazionale, per respingere uniti il pericolo. Inoltre, qualche pillola di educazione civica per i cittadini in queste circostanze e, magari, qualche regola deontologica nella diffusione delle notizie, potrebbero essere utili quanto un buon disinfettante.
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